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Colson Whitehead

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Colson Whitehead nel 2007

Colson Whitehead (1969 – vivente), scrittore statunitense.

  • Un'occhiata nello specchio del bagno conferma che la decisione di migliorarsi presa ieri sera è il progetto accantonato di stamattina.[1]

Incipit di alcune opere

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Il colosso di New York

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Io sto qui perché ci sono nato e quindi sono inadatto a qualsiasi altro luogo, ma di te non so. Forse anche tu sei nato qui e prima o poi scoprirò che senza accorgercene siamo stati vicini di casa. Forse ti sei trasferito qui per lavoro un paio di anni fa. Forse per andare a scuola. Forse hai visto il dépliant. L'amministrazione comunale ha spese una notevole quantità di tempo e denaro per realizzare il dépliant, senza considerare i filmati, i programmi televisivi e le canzoni – tutta la tiritera dell'If you can make it there... Nel caso ti stia chiedendo perché sia una tale seccatura, a volte, tornare nella tua città d'origine, sappi che l'amministrazione comunale si è messa d'impegno per farla sembrare insulsa e insignificante.

John Henry Festival

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Più o meno quarantacinque anni fa mi trovavo nella contea di Morgan, nel Kentucky. C'era un gruppo di negri venuti da Mississippi per aiutare a scavare una galleria alla sorgente del Big Caney Creek per conto della compagnia ferroviaria Ohio & Kentucky. È lì che ho sentito per la prima volta questa canzone: la cantavano per tenere il tempo mentre picchiavano con le mazze.

In seguito alla lettura del Vostro annuncio sul Chicago Defender, rispondo alla Vostra richiesta di informazioni riguardo al Vecchio Eroe dei tempi della Galleria della Grande Curva – ovverosia, il signor John Henry.

Mi è riuscito di ricordare e mettere insieme tredici versi dedicati a un così splendido e meritevole personaggio dei tempi andati. È stato necessario interrogare un gran numero di vecchi ospiti del Penitenziario per recuperare alcune delle parole mancanti e verificare le parti che ricordavo; spero dunque che Voi ne restiate soddisfatto e che sia quanto desideravate.

L'intuizionista

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È un ascensore nuovo, appena inserito nelle guide, e non è fatto per andar giù così in fretta.
Lila Mae non sa dove guardare. Il portone del palazzo è coperto di graffi e troppo malconcio, e la strada alle sue spalle improbabilmente vuota, come se, a sua insaputa, la città fosse stata evacuata. In momenti come questi si può sempre ricorrere, per distrarsi, al gioco. Apre la cartelletta di pelle e se l'appoggia al petto. Più si inoltra nel passato e più il gioco si fa duro. Gli ispettori dell'ultimo decennio, quasi tutti ancora in servizio nella Corporazione, sono facili da identificare: LMT, MG, BP, JW. Fin lì gli uomini che l'hanno preceduta al 125 di Walker Street non le piacciono granché.

La ferrovia del nord

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La prima volta che Caesar propose a Cora di scappare al Nord, lei disse di no.[2]

Note

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  1. Da Il colosso di New York.
  2. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Colson Whitehead, Il colosso di New York, traduzione di Katia Bagnoli, Mondadori.
  • Colson Whitehead, John Henry Festival, traduzione di Martina Testa, Minimum Fax.
  • Colson Whitehead, L'intuizionista, traduzione di Katia Bagnoli, Mondadori.

Altri progetti

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