Edgar Snow

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Edgar Snow e Soong Ching-ling nel 1939

Edgar Snow (1905 – 1972), scrittore e giornalista statunitense.

Stella rossa sulla Cina[modifica]

Prefazione dell'autore[modifica]

  • Se ciò che io offro è una storia vista con occhio partigiano, non vi è dubbio che si tratta della storia quale è stata vissuta dagli uomini e dalle donne che ne sono stati protagonisti. [...] Per quanto ne sappia, si tratta dell'unico libro straniero sulla Cina al quale si attribuisca un'influenza considerevole sull'orientamento politico di un'intera generazione di giovani cinesi. Non voglio pretendere di aver avuto molto merito in ciò [...] In molte pagine io mi limitai a trascivere ciò che mi dicevano i giovani uomini e donne eccezionali con i quali avevo la fortuna di vivere e dei quali, nell'ardore giovanile dei miei ventinove anni, io condividevo la causa. Se un merito si deve riconoscere a questo libro, esso consiste nel fatto che in esso quegli uomini hanno potuto raccontare la loro storia a loro modo. (pp. LXIX sg.) [settembre 1964]

Incipit[modifica]

Durante i sette anni della mia permanenza in Cina, la gente si poneva infinite domande sull'Armata rossa cinese, sui soviet e sull'armata comunista. I partigiani dell'una o dell'altra fazione avevano sempre risposte belle e pronte, ma non riuscivano mai ed essere convincenti. Com'è che sapevano? Nessuno di loro era mai stato nella Cina rossa.

Citazioni[modifica]

  • Alcuni osservatori della Croce rossa americana attribuiscono [...] alle coltivazioni di papaveri [da oppio], imposte ai contadini dai militaristi che beneficiavano di forti tasse su tali colture, la maggiore responsabilità della grande carestia del Nordovest che, pochi anni prima [1928-1930], aveva falciato tre milioni di vite umane. Infatti, se negli anni di siccità si manifestò una grave carenza di miglio, grano e frumento, principali cereali del Nordovest, questo dipese dal fatto che la terra migliore era stata riservata esclusivamente ai papaveri. (p. 34)
  • Non sapendo esattamente cosa significasse «comunismo» per quegli uomini [rivoluzionari cinesi], ero preparato a vedere i miei effetti personali prontamente «ridistribuiti», ma fortunatamente non accadde niente del genere. (p. 40)
  • [...] in Cina Chou, come tanti altri capi rossi, era considerato più un personaggio leggendario che un uomo in carne ed ossa. Era slanciato, di statura media, di costituzione esile e muscolosi insieme, d'aspetto giovanile malgrado la lunga barba nera. Aveva gli occhi grandi, uno sguardo grande e profondo e della sua persona emanava un certo magnetismo che sembrava derivare da uno strano miscuglio di timidezza, fascino personale e sicurezza nel comando. Il suo inglese era un po' zoppicante ma comprensibile. [...] Chou mi interessava soprattutto perché evidentemente era una delle creature più rare in Cina: un intellettuale puro che coordinava la conoscenza e la convinzione con l'azione. Uno studioso diventato rivoluzionario. (pp. 56 sg.)
  • Una sera a cena [Mao] espose una sua teoria secondo la quale i popoli che amano mangiare pepato sono rivoluzionari. Citò prima di tutto la sua provincia, lo Hunan, terra che ha generato famosi rivoluzionari. Poi, per dimostrare la sua asserzione, passò alla Spagna, al Messico, alla Russia e alla Francia, ma ridendo forte, dovette riconoscersi battuto quando qualcuno ricordò come la ben nota passione degli italiani per il pepe rosso e l'aglio contraddicesse la sua teoria. (p. 87)

La mia vita di giornalista[modifica]

  • Quando la nostra piccola cavalcata raggiunse la cresta di una collina che soprastava Pao-an si sentirono degli squilli di tromba e sotto, nella breve via principale, vidi un via vai di uomini e cavalli. Anni di guerra e di carestia avevano ridotto sia la popolazione sia le aree coltivate dello Shensi settentrionale. La stessa Pao-an (Pace difesa) era il residuo in rovina di una città di frontiera un tempo cospicua. Resti delle antiche fortificazioni demolite da Gengis Khan erano visibili assai lontano dalle porte della città attraverso le quali facemmo il nostro ingresso.
  • Il partito comunista, – mi disse Mao ripetutamente, – non rinuncerà mai ai suoi obiettivi, che sono il socialismo e il comunismo.
  • Mao era un uomo, scrissi nel 1936, cui «si sente una certa forza del destino, una sorta di solida vitalità elementare»
  • Mao Tse-tung aveva quarantatré anni, soltanto quattordici più di me, ma aveva vissuto nove vite rispetto alle mie due. Aveva molto da insegnarmi: era un sociologo e uno psicologo di valore.
  • Il marxismo diede a Mao un metodo moderno di analisi dei fenomeni politici molto superiore alle confuse concezioni tra confuciane e da signore-della-guerra di Chiang Kai-shek. La sua mancanza di un'ampia conoscenza della complessità del mondo esterno costituì più tardi uno svantaggio, ma non danneggiò la sua capacità di manovra nell'ambito della scena politica cinese.

Bibliografia[modifica]

  • Edgar Snow, Stella rossa sulla Cina, Giulio Einaudi Editore, 1965. A cura di Enrica Collotti Pischel, traduzione di Renata Pisu.
  • Edgar Snow, La mia vita di giornalista, Giulio Einaudi Editore, 1977.

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