Mercè Rodoreda
Mercè Rodoreda i Gurguí (1908 – 1983), scrittrice spagnola di lingua catalana.
La piazza del Diamante
[modifica]La Julieta era venuta apposta alla pasticceria per dirmi che prima di sorteggiare la toia avrebbero sorteggiato le caffettiere; lei le aveva già viste: bellissime, bianche con un'arancia dipinta, tagliata a metà, che si vedevano i semi. Io non avevo voglia di andare a ballare, neppure di uscire perché avevo passato tutto il giorno a vendere dolci, e le punte delle dita mi facevano male a furia di stringere nastrini dorati e di fare nodi e fiocchi.
Citazioni
[modifica]- Quando mia madre morì, quel vivere senza parole aumentò ancora. E quando dopo alcuni anni mio padre si risposò, in casa mia non c'era cosa a cui potersi aggrappare. Vivevo come vivono i gatti: su e giù con la coda bassa, con la coda dritta, ora è l'ora della fame, ora è l'ora del sonno; con la differenza che un gatto non deve lavorare per vivere. In casa si viveva senza parole e le cose che portavo dentro mi facevano paura perché non sapevo nemmeno se erano mie… (p. 21)
- Aveva un quadro, appeso al muro con una cordicella gialla e rossa, che rappresentava delle aragoste con la corona d'oro, la faccia da uomo e i capelli da donna, e tutta l'erba intorno alle aragoste, che sbucavano fuori da un pozzo, era bruciata e il mare sullo sfondo e il cielo erano color sangue di bue e le aragoste indossavano corazze di ferro e uccidevano a colpi di coda. (p. 22)
- E la Rita venne a darmi un bacio. E mi disse sottovoce, mentre il Vicenç annunciava quel valzer, che dal primo giorno si era innamorata pazza del Vicenç ma che non glielo voleva dimostrare e che il Vicenç non lo avrebbe mai saputo che lei ne era innamorata. (p. 176)
L'acqua era fredda e questo mi fece venire in mente che il giorno prima, al mattino, all'ora del matrimonio aveva piovuto tanto e pensai che al pomeriggio, quando sarei andata al parco come al solito, forse avrei trovato una pozzanghera per le stradine… e dentro ogni pozzanghera anche la più piccola, ci sarebbe stato un pezzo di cielo… un cielo che a volte un uccello sconvolgeva… un uccello che aveva sete e senza saperlo con il becco sconvolgeva il cielo nell'acqua… oppure uccelli chiassosi che scendevano dal fogliame come fulmini, si buttavano nelle pozzanghere, si bagnavano con le piume tutte arruffate e mescolavano il fango i becchi le ali con quel cielo. Contenti…
Bibliografia
[modifica]- Mercè Rodoreda, La piazza del Diamante (La Plaça del Diamant), traduzione di Anna Maria Saludes i Amat, Varianti, Bollati Boringhieri, 1990, ISBN 88-339-0559-4.
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