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Abraham Yehoshua

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Abraham Yehoshua

Abraham "Boolie" Yehoshua (1936 – 2022), scrittore israeliano.

Citazioni di Abraham Yehoshua

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  • Ah, voi Gentili! Non romanzate troppo sull'ebraismo! Avete preso questo ebreo che andava oltre i confini con l'intelletto, ne avete fatto un simbolo! Ma noi abbiamo pagato un prezzo altissimo a questo. E allora dateci la soddisfazione di vivere dentro questi confini territoriali! (citato da Francesco Battistini, Corriere della sera, 26 novembre 2008, pag. 42)
  • Come infatti Bruxelles, e in una certa misura anche Strasburgo, rappresentano il cuore dell'identità europea, così la Sicilia potrebbe essere il luogo adatto a forgiare e a valorizzare un'identità mediterranea per i popoli che ne abitano le sponde. Né io né altri dobbiamo dimostrare quanto l'identità mediterranea sia radicata in Sicilia. Civiltà diverse – ellenica, romana, cristiana, araba ed ebraica – vi hanno lasciato profonde tracce storiche e culturali. Il bacino del Mar Mediterraneo costituisce un'unità geografica, climatica, archeologica e storica e la Sicilia è stata la culla di grandi e ricche civiltà quali quella occidentale e cristiana della moderna Europa, quella musulmana e quella ebraica.[1]
  • [Su La metamorfosi, di Franz Kafka] Con la maschera della sollecitudine per i propri cari, con la risoluta decisione che il fallimento del padre non può intaccare il processo di riabilitazione della vita familiare, Gregor finisce (consapevolmente o meno) per asservire a sé la famiglia. In effetti, malgrado sia un agente di commercio, Gregor non pare minimamente interessato al mondo esterno, e sono proprio i suoi frequenti viaggi a esprimere il profondo legame libidico che intrattiene con la famiglia. Il suo vero interesse emotivo è rivolto esclusivamente verso la casa.[2]
  • Da ragazzo si era innamorato tante volte, ma tutti quei suoi amori erano sempre stati segreti e confusi, in fondo si obbligava semplicemente ad innamorarsi per non restare un figlio unico troppo esposto all'opprimente amore della madre. (da Cinque stagioni, Einaudi, Torino, traduzione di Gaio Scaloni, p. 210)
  • E Linka ha continuato a ridere attraverso le foreste della Germania e tra i caseggiati rossicci di Monaco di Baviera — dove, verso sera, il treno ci ha rigurgitati perché potessimo sgranchirci le gambe in attesa che finissero di fare il pieno di carbone, e purificassero l'aria viziata dai nostri vapori. Così abbiamo camminato tutti insieme per le vie e le piazze di quella città che non ha eguale, e Linka pareva che non toccasse più terra coi piedi ma volasse [...]. (da Il signor Mani, traduzione di Gaio Sciloni, Einaudi, Torino, 1994. ISBN 8806174248)
  • È affascinante la rapidità, la leggerezza con cui s'è abbandonato il concetto di frontiera, e quindi d'identità e di responsabilità. La letteratura ha partecipato a questa rottura: smettendo l'impegno, qualsiasi tensione morale. Per paura d'essere antiquata. (citato da Francesco Battistini, Corriere della sera, 26 novembre 2008, p. 42)
  • Il nostro cosmopolitismo, sì, ha dato frutti sul piano della conoscenza, dell'intelletto. Ma il prezzo esistenziale è stato terribile. (citato da Francesco Battistini, Corriere della sera, 26 novembre 2008, p. 42)
  • La frontiera è responsabile della politica, morale, economia. La tv, la letteratura, l'arte, l'economia, i reality che confondono vita e finzione, tutto oggi è globale, senza confini. (citato da Francesco Battistini, Corriere della sera, 26 novembre 2008, p. 42)
  • La Sicilia contiene le memorie dei romani, dei musulmani, dei cristiani e degli ebrei. La Sicilia è vicina anche geograficamente al nord Africa. La Sicilia può essere la Bruxelles del Mediterraneo.[3]
  • Nessuno caccerà più i coloni israeliani, cambiamo il paradigma se non vogliamo diventare una società di apartheid.[4]
  • Penso che l'Italia debba prendere un'iniziativa audace: creare l'identità mediterranea e il mercato comune mediterraneo. Naturalmente siete all'interno del mercato europeo. Ma ci sono anche Gran Bretagna, Francia, Germania, altri paesi forti. Dovete avere una vostra missione, dovete dire: noi siamo il centro del Mediterraneo.[3]

Incipit di alcune opere

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Cinque stagioni

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La moglie di Molcho morì alle quattro del mattino, e con tutto se stesso Molcho si sforzò di individuare il momento preciso di quella morte così da inciderlo dentro di sé, perché lui voleva ricordare. Per settimane, perfino per mesi, dopo, quando ripensava a lei, gli pareva di essere davvero riuscito a fondere il momento del suo trapasso (se lo si poteva chiamar così: trapasso? Molcho era incerto) in una realtà chiara, piena di vitalità, non solo pensiero e sentimento, ma anche luci e voci, come il colore purpureo della stufetta, o quello verde e fosforescente delle cifre dell'orologio elettronico, o il fascio di luce gialla che fluiva dalla porta del bagno e creava grandi ombre nel corridoio, e forse anche la luce del cielo, una luce rosea o eburnea emanata dalla fitta tenebra.

Il responsabile delle risorse umane

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Nonostante il responsabile delle risorse umane non si fosse cercato questa missione, adesso, nella luce soffusa e radiosa del mattino, ne capiva il significato sorprendente. E quando, accanto al falò ormai moribondo, gli era stata tradotta – e aveva compreso – la richiesta incredibile della vecchia in abito da monaca, aveva provato un fremito di gioia e la Gerusalemme tormentata e ferita da cui era partito una settimana prima gli era riapparsa in tutto il suo splendore: quello dei giorni dell'infanzia.

Il signor Mani

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– Ma anche se è vero che sono sparita, mamma, sono sparita solo per poco, che ragione avevi di preoccuparti tanto...
– Ma io sí che ho telefonato, mamma. Ho telefonato eccome, mercoledì sera, da Gerusalemme...
– Certo, mercoledì ero ancora a Gerusalemme, anche ieri...
– Anche ieri, mamma, sì, e anche oggi, ma avevo lasciato un messaggio...
– Com'è che non l'hai avuto?
– Oh, Dio santo, mamma, non dirmi che il mio messaggio è andato perso un'altra volta!
– Che ne so... a chi mi ha risposto al telefono...
– Uno dei ragazzi tedeschi venuti a lavorare qui...

L'amante

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... e noi nell'ultima guerra abbiamo perso un amante. Avevamo un amante, e da quando è cominciata la guerra non lo si trova più, è sparito. Lui e la vecchia "Morris" di sua nonna. Da allora sono passati già più di sei mesi, e di lui non abbiamo saputo più nulla. Noi diciamo sempre: questo è un paese piccolo, una specie di grande famiglia, se uno ci si mette può scoprire legami persino tra le persone più lontane – e invece, come se si fosse spalancato un abisso, una persona è scomparsa senza lasciare traccia, e tutte le ricerche sono state inutili. Se fossi sicuro che è rimasto ucciso, rinuncerei. Che diritto abbiamo noi di ostinarci per un amante ucciso, quando c'è gente che ha perso tutto quello che aveva di più caro – figli, padri e mariti?

La scena perduta

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Solamente al loro arrivo, a mezzanotte, nella gigantesca piazza lastricata, severa e spoglia di qualsiasi ornamento, statua o fontana che sia, a eccezione di pesanti catene di ferro che ne delimitano i lati, il regista sente che l'ansia della sua compagna si va dissipando. E mentre due inservienti dai capelli grigi si affrettano verso di loro lungo le scale dell'ex ospedale dei pellegrini trasformato nell'hotel Parador l'attrice, unitasi al viaggio perché lui gliel'ha chiesto, lo guarda con gratitudine.

La sposa liberata

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Se avesse previsto che anche quella sera, sulla collina dei matrimoni del villaggio, avvolto dal profumo dell'antico fico che stava accanto al tavolo come uno degli ospiti, sarebbe stato preso dall'angoscia per il fallimento e l'occasione perduta, forse si sarebbe mostrato più pronto e deciso a sfuggire a Samaher. La petulante e ambiziosa studentessa del master, infatti, non contenta di un invito scritto e a voce, ha provveduto a organizzare un minibus speciale. Poi ha insistito con il nuovo capo del dipartimento perché tutti i docenti partecipassero alle sue nozze: non solo come gesto di omaggio verso di lei, ma verso tutti gli studenti arabi senza i quali, sosteneva sfacciatamente, il dipartimento di Lingua e letteratura araba non avrebbe goduto di alcuno status particolare all'interno dell'università.

Ritorno dall'India

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Ora la ferita era pronta per la sutura. L'anestesista si tolse impaziente la mascherina, e come se non gli bastasse più il grande respiratore con le sue cifre lampeggianti in continua mutazione, si alzò, prese con delicatezza la mano inerte per sentire il polso e poi sorrise con simpatia verso la donna nuda e dormiente, e mi strizzò l'occhio. Io feci finta di nulla: stavo fissando il professor Hishin per cercare di capire se aveva intenzione di ricucire da solo o avrebbe lasciato finire uno di noi. Tremai pensando che mi mettessero da parte ancora una volta per affidare il lavoro al mio rivale, l'altro medico che si stava specializzando.

Un divorzio tardivo

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Il nonno ho pensato è arrivato per davvero fuori piove non è un sogno me lo ricordo bene mi hanno svegliato per davvero perché me l'avevano promesso di svegliarmi subito quando arrivava dall'aeroplano anche se io dormivo per questo avevo ubbidito ad andare a dormire e non aspettarlo alzato. Dapprincipio sì ho sentito discutevano lì al buio perché papà non voleva accendere la luce ma la mamma ha detto gliel'ho promesso e papà ha detto e allora? Avrà abbastanza tempo per vederlo ma la mamma si è impuntata solo per un momento papà vieni a vederlo sono già tre giorni che ti aspetta non la smette un istante di chiedere di te. Che poi non era vero per nulla.

Viaggio alla fine del millennio

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Nel secondo quarto della notte Ben-Atar, svegliato da una carezza, immagina in cuor suo che anche nel sonno la Prima Moglie non dimentichi di ringraziarlo del piacere donatole. Nell'oscurità che dolcemente lo avvolge accosta alla bocca la mano che lo accarezza per imprimervi ancora un bacio. Ma la ruvidezza della pelle e il calore irradiato verso le sue labbra lo rendono immediatamente consapevole dell'errore e con disgusto respinge la mano dello schiavo nero che, percependo la repulsione del padrone, scompare. E così com'è, nudo e pieno di sonno, Ben-Atar è di nuovo colto dall'apprensione per il viaggio.

Note

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  1. Dall'articolo Può nascere in Sicilia la comunità del Mediterraneo, La Stampa.it, 21 luglio 2017.
  2. Dall'articolo Kafka e il suo doppio, Corriere della Sera, 6 luglio 2007.
  3. a b Citato in Andrea Scutellà, Abraham Yehoshua: "La Sicilia deve diventare la capitale del Mediterraneo", MattinoPadova.it, 20 aprile 2015.
  4. Dall'intervista di Antonello Guerrera, Yehoshua: "L'idea di Trump, un altro ostacolo alla pace", repubblica.it, 5 dicembre 2017.

Bibliografia

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  • Abraham Yehoshua, Cinque stagioni, traduzione di Gaio Scaloni, Einaudi.
  • Abraham Yehoshua, Il responsabile delle risorse umane, traduzione di Alessandra Shomroni, Einaudi.
  • Abraham Yehoshua, Il signor Mani, traduzione di Gaio Scaloni, Einaudi.
  • Abraham Yehoshua, L'amante, traduzione di Arno Baehr, Einaudi.
  • Abraham Yehoshua, La scena perduta, traduzione di Alessandra Shomroni, Einaudi, 2011. ISBN 9788806203313
  • Abraham Yehoshua, La sposa liberata, traduzione di Alessandra Shomroni, Einaudi.
  • Abraham Yehoshua, Ritorno dall'India, traduzione di Alesandro Guetta e Elena Loewenthal, Einaudi.
  • Abraham Yehoshua, Un divorzio tardivo, traduzione di Gaio Sciloni, Einaudi.
  • Abraham Yehoshua, Viaggio alla fine del millennio, traduzione di Alessandra Shomroni, Einaudi.

Altri progetti

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