Maria Alinda Bonacci Brunamonti
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Maria Alinda Bonacci Brunamonti (1841 – 1903), poetessa italiana.
Citazioni di Maria Alinda Bonacci Brunamonti
[modifica]- Dicon le rose: – Svegliati! il nascente | sol di tremoli lampi increspa l'onde | marine. – A tanta gloria indifferente | dorme Bella di notte e non risponde. || Appena il giorno è spento in occidente | Bella di notte nell'ombre profonde | apre gli occhi bramosi, e dolcemente | l'odorosa ed amante anima effonde. || Cedendo alla malia dell'ora bruna | fura i segreti delle amiche stelle, | e beve i sogni all'urna della luna. || Poi sull'alba, quieto ogni desire, | mormora: – Ho visto troppo cose belle; meglio il giorno non ha; voglio dormire.[1]
Beatrice Portinari
[modifica]- L'alta idealità che rifulge in Beatrice, non è negazione della persona sua vera. Idealità è splendore, col quale si manifesta all'amante e all'artista ogni cosa bella, nella vita della natura e dello spirito. È accrescimento di bellezza, fantasticamente intuita, alla bellezza reale. Prorompe come luce e calore, nell'accendersi della passione e del canto. (p. 9)
- Entra Beatrice nel sacro Poema, sotto i due aspetti di donna e di simbolo. Come donna, è anche più umana, più disinvolta, più amante che nella Vita Nuova. Confessa a Virgilio, col lacrimare degli occhi belli e colla parola franca, l'amore contenuto vivendo nel castissimo petto. Appena Dante la rivede, e cerca nel viso di lei le note postille della terrena giovinezza, ella regalmente sdegnosa lo rimprovera delle sue infedeltà e della sua lunga resistenza alle ispirazioni, con cui avea tentato richiamarlo a virtù. (p. 16)
- Ma di Beatrice nostra, mi chiederete voi, come l'Alighieri al monaco di Chiaravalle: Ed Ella ov'è? Che vestigio rimane di lei nell'arte e nella vita? Molto raro, a me sembra; poich'ella segue in parte la sorte del suo Poeta che non ebbe imitatori. E nondimeno la sua eterea figura fu per poco fissata in tavole e affreschi dall'arte che prenunziò Raffaello. Apparve modellata con amabile e pietosa gracilità negli angeli di Mino da Fiesole, d'Agostino Ducci fiorentino, e di Luca Della Robbia. Biancheggia in qualche tipo divinamente femmineo del Duprè. Quando batte la luna sui nuovi marmi di S. Maria del Fiore, forse Beatrice fuggevolmente riluce nel viso, pieno di Dio, di qualche effigiato serafino. Dovunque la bellezza si fa maestra d'affetti alti, e ispiratrice d'opere leggiadre, ivi sorride e passa l'invisibile Beatrice. (pp. 23-24)
Per la festa dell'unita italiana nel 1863
[modifica]Del dì nascente il mattutino raggio
La terza volta a giubilar ci desta,
E ogni città d' Italia ogni villaggio
Esulta a festa.
E giunge il suono degli allegri accenti
Là del veneto mar fino alle sponde,
Quindi sul Tebro alle romulee genti
L' eco risponde.
Sogni di Maggio
[modifica]Figlie di Napoli, che vi avviate
verso le molli sedi incantate
Della riviera, verso la Villa,
Dove ogni salda virtù vacilla,
Voi non sapete che quella riva
Così lucente, così festia
È di lusinghe, d'inganni piena,
Perché v'è il fascino della Sirena!
Note
[modifica]- ↑ Citato in Francesco Flora, Il Flora, Storia della letteratura italiana, cinque volumi, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1972, vol. V, p. 270.
Bibliografia
[modifica]- Alinda Bonacci Brunamonti, Beatrice Portinari in AA.VV., La donna italiana descritta da scrittrici italiane, Stabilimento G. Civelli, Firenze, 1890, pp. 3-24.
- Maria Alinda Bonacci, Per la festa dell'Unità italiana nel 1863, Recanati, Tip. Badaloni, 1863.
- Maria Alinda Bonacci Brunamonti, Sogni di maggio, musica di Francesco Paolo Frontini, ed. Ricordi, 1885,
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