Bruno Maier: differenze tra le versioni

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*L'Alfieri, anche se si tenne lontano da ogni forma di religione rivelata, pur riconoscendo in qualche momento le suggestion e le risonanze emotive del culto cattolico, in tutta la sua vita e in tutta la sua opera fu sorretto da un'alta idealità, ossia da costante amore «del vero e del retto», da un senso elevato dell'eroico e da quella religione della libertà che fu il fondamento del liberalismo e del romanticismo europeo. (p. XVI-XVII)
*L'Alfieri, anche se si tenne lontano da ogni forma di religione rivelata, pur riconoscendo in qualche momento le suggestion e le risonanze emotive del culto cattolico, in tutta la sua vita e in tutta la sua opera fu sorretto da un'alta idealità, ossia da costante amore «del vero e del retto», da un senso elevato dell'eroico e da quella religione della libertà che fu il fondamento del liberalismo e del romanticismo europeo. (p. XVI-XVII)


{{NDR|Bruno Maier, ''Vittorio Alfieri'', citato in introduzione a [[Vittorio Alfieri]], ''Filippo'', Garzanti Editore, 1990}}
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Versione delle 07:04, 8 ago 2010

Bruno Maier (1922 – 2001), critico letterario, scrittore e docente italiano.

Vittorio Alfieri

Incipit

Vittorio Alfieri nacque ad Asti il 16 gennaio 1749, da Antonio e Monica Maillard di Tournon. La famiglia da cui discendeva era una delle più nobili e antiche del Piemonte. Di questa sua origine aristocratica l'Alfieri non si pentì mai, sia perché il censo avito gli consentì l'indipendenza economica, necessaria a un «liber'uomo» e a un «libero scrittore» (fu questo, infatti, l'ideale ch'egli perseguì per tutta la sua esistenza e che cercò di realizzare in se stesso); sia perché era sua convinzione che soltanto a un nobile fosse concesso polemizzare con la nobiltà, da lui ritenuta uno dei più forti «puntelli» della tirannide.

Citazioni

  • Nel periodo dei viaggi lo scrittore piemontese non solo ebbe modo di esplorare intimamente il suo animo, di conoscere le varie e contrastanti tendenze, di sperimentare le molteplici passioni che in esso divampavano, tra cui innanzitutto un amore ardentissimo per la libertà e un odio feroce verso ogni sorta di tirannide, ma poté anche acquistare una certa «scienza del mondo e degli uomini»: scienza che giovò ad approfondir la sua visione della vita, e a conferire più tardi alla sua attività poetica e lettararia, così formamente assorta in un sgno eroico e solitario di libertà, un più alto e vigoroso spessore umano. (p. IX)
  • Una convincente collocazione storica dell'Alfieri e della sua opera deve ricorrere ai due essenziali termini di riferimento dell'illuminismo e del romanticismo, restando inclusa in quest'ultimo quella corrente letteraria tedesca che fu detta dello Sturm und Drang. (p. XIV)
  • L'Alfieri, anche se si tenne lontano da ogni forma di religione rivelata, pur riconoscendo in qualche momento le suggestion e le risonanze emotive del culto cattolico, in tutta la sua vita e in tutta la sua opera fu sorretto da un'alta idealità, ossia da costante amore «del vero e del retto», da un senso elevato dell'eroico e da quella religione della libertà che fu il fondamento del liberalismo e del romanticismo europeo. (p. XVI-XVII)

[Bruno Maier, Vittorio Alfieri; citato in introduzione a Vittorio Alfieri, Filippo, Garzanti Editore, 1990]

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