Utente:Alessandro f2001

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Giacomo Carruci detto il Pontorno

Critici di Giosuè Carducci[modifica]

Mario Rapisardi[modifica]

Così egli dice al Benedetto Croce, nella seguente « Lettera aperta » del 1915:

« Si — vi siete detto — noi che tutto questo abbiamo fatto dobbiamo abbattere il terribile avversario del Carducci e di noi. È lui che dall'alto ove poggia coi suoi poemi ci conficca nelle vive carni le sue ironie, ci flagella le schiene colla sua sferza di titano, ci inchioda al pilori del ridicolo, ci uccide col suo disprezzo. È necessario annientare quei suoi poemi coi quali egli mette a nudo la nostra miseria morale e la nostra pedestre mentalità ». Si può leggerne un estratto qui.

« E se alle vostre piccolette gare agli odi vostri, alme rissose, io penso più che di sdegno di pietà sorrido »

(Mario Rapisardi)

« ...La libertà, sublime Pianta che sol dov'è cultura alligna! »

(Mario Rapisardi)

In occasione della repressione dei Fasci Siciliani 1893/94 Lettera a Napoleone Colajanni - Catania, 10 febbraio 94.

Carissimo Napoleone Colajanni... si può leggere qui

« I moti dei Fasci sono per noi come una propaggine del moto del 1860, inteso come " rivoluzione incompiuta". »


Andrea Lo Fonte Randi[modifica]

— Era di cuor malvagio. Una povera maestra comunale che andò a trovarlo in casa per chiedergli una raccomandazione poco ci volle che ei non la gettasse dalla finestra. Quell'atto malvagio ha una attenuante: la maestra era assai brutta.

— Era massone; era salito all'alto grado di Grande Inquisitore presso la massoneria bolognese. Con l'intervento della massoneria egli scroccò il premio Nobel, al quale altri aveva diritto, e la pensione di dodici mila lire annue.

Eccetera, eccetera, eccetera. Tutto ciò il Ladenarda ha dimostrato con prove e documenti irrefragabili; ma ciò non ostante, la sua requisitoria contro l'indegno maremmano è – non è vero? — «una sconcia diatriba». — [rivolgendosi a Benedetto Croce] Voi no; voi – lo ripeto – voi, che avete tentato di assassinare proditoriamente il Mario Rapisardi con armi invisibili, con veleni impalpabili, con giudizi sibillini e forma concia, voi non scrivete sconce diatribe. Certo è che vi hanno gentiluomini che parlano piano, misurano le parole e, intanto, barano al giuoco: ora quello che voi avete scritto dell'opera del Rapisardi è una vera e propria baratteria. Voi cangiate le carte in mano, ma non sempre così destramente che qualcuno non vi colga sul fatto.