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James Boswell

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James Boswell

James Boswell (1740 – 1795), scrittore britannico.

  • Chi ha provocato la sferza dello spirito non si lagni poi se ne vien dolorosamente colpito.[1]

Visita a Rousseau e a Voltaire

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LUNEDÌ 3 DICEMBRE. Ho dato una settimana di permesso a Jacob perché andasse a trovare i suoi parenti, e questo l'ha reso molto felice. Uno dei miei principali obiettivi fin da quando ho lasciato la Gran Bretagna è stato quello di far la conoscenza di Rousseau, e se possibile ottenerne la stima. Ero informato ch'egli abitava in una valle selvaggia, a cinque leghe da Neuchâtel. Sono partito stamattina presto su un piccolo cavallo, con un Reyseac con qualche camicia di ricambio. Sono stato raggiunto da un certo Abraham François, un commerciante di queste parti. Il mio cavallo era pigro: Abraham mi ha imprestato uno sprone e un frustino, e abbiamo proseguito lietamente. Mi ha insegnato una canzone francese: «Sous le nom de l'amitié, Phillis je vous adore», su un'aria di minuetto. Con lui mi divertivo, e questo divertimento faceva un eccellente contrasto col grande obiettivo che occupava il mio animo.

Citazioni

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  • MERCOLEDÌ 5 DICEMBRE. Stamattina, quando sono andato da Monsieur Rousseau, mi ha detto: «Mio caro signore, mi dispiace di non poter parlare con voi come vorrei». Mi sono guardato dal dar peso a queste scuse, e ho subito avviato la conversazione. Gli ho detto di come mi fossi fatto cattolico, e avessi avuto l'intenzione di rifugiarmi in un convento in Francia. Lui ha detto: «Che pazzia! Anch'io sono stato cattolico, in gioventù. Poi ho cambiato, e poi ho cambiato di nuovo. Ritornai a Ginevra e fui riammesso alla fede protestante. Poi di nuovo tornai tra i cattolici, e volevo di loro: "Non sono più uno di voi"; e mi trovavo benissimo con loro». L'ho fermato in mezzo alla stanza e gli ho detto: «Ma ditemi sinceramente: siete cristiano?» e gli ho piantato in faccia uno sguardo scrutatore. Anche lui aveva un aspetto molto animato. Stavamo uno di fronte all'altro, studiandoci. Lui si è battuto il petto e ha risposto: «Sì. Mi picco di esserlo». BOSWELL. «Signore, solo il Vangelo può sostenere il nostro animo». ROUSSEAU. «La penso anch'io così. Tutte le obiezioni non mi toccano. Sono debole; possono esservi cose al di là della mia portata; o magari l'uomo che le ha registrate può essersi sbagliato. Io dico: Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo». (p. 45-46)
  • VOLTAIRE. «Shakespeare ha spesso due buoni versi, mai sei. Un pazzo, perdio, un buffone alla Fiera di San Bartolomeo. Mai un lavoro veramente suo, tutte vecchie storie». Scacchi: «Perderò, perdio, per tutti i santi del Paradiso. Ah, qui cavalco su un montone nero come la puttana che sono... Falstaff dagli spagnoli». BOSWELL. «Vi dirò perché noi ammiriamo Shakespeare». VOLTAIRE. «Perché non avete gusto». BOSWELL. «Ma signore...». VOLTAIRE. «Et penitus toto divisos orbe Britannos... Tutta l'Europa è contro di voi. Perciò avete torto».BOSWELL. «Ma ciò dipende dal fatto che abbiamo grande immaginazione». VOLTAIRE. «La più selvaggia... Pope guida un calesse tirato da due beipuledri eleganti, ma Dryden viaggia su un tiro a sei, coi postiglioni e tutto». Ha ripetuto con esattezza qualche passo di Dryden. BOSWELL. «Che cos'è la memoria? Dove risiedono tutte le nostre idee?». VOLTAIRE. «Come dice Thomson: dove dormono i venti quando l'aria è calma? Thomson era un grande pittore. Milton, molte bellezze e molti difetti, come non c'è nulla di perfetto in questo dannato mondo. I suoi imitatori sono incomprensibili. Ma quando lui scrive bene è chiarissimo». BOSWELL. «Che cosa pensate del nostro teatro?». VOLTAIRE. «Molto spirito, molto intreccio, e molti bordelli». BOSWELL. «Che cosa pensate di Fingal?». VOLTAIRE. «Sembra un salmo di David. Ma vi sono dei nobili passaggi. In tutt'e due. L'Omero di Scozia». (p. 100-101)

Note

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  1. Da Vita di Samuel Johnson, traduzione di Ada Prospero, Garzanti, Milano, 1954, vol. I, p. 482.

Bibliografia

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  • James Boswell, Visita a Rousseau e a Voltaire. (da Boswell on the Grand Tour: Germany and Switzerland, 1764), traduzione di Bruno Fonzi, Adelphi Edizioni, Milano 1973.

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