Antonio Fontanesi

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Antonio Fontanesi in un busto di Leonardo Bistolfi

Antonio Fontanesi (1818 – 1882), pittore e incisore italiano.

Giovanni Cena[modifica]

  • Egli non soltanto era un forte disegnatore e un profondo conoscitore del chiaroscuro, com'è dimostrato dai suoi disegni, dalle litografie, dalle eliografie e dalle acqueforti sparse un po' per tutto, ma era un colorista meraviglioso. Vedete il Ponte di Santa Trinita sull'Arno, e parecchi altri quadri dipinti prima ch'ei vedesse Turner, e infine quella liquida e aurata Marea bassa! A petto di lui tutti i paesisti francesi del '30 sono grigi.
  • Non sapremmo immaginare che cosa sarebbe stato Fontanesi se non avesse visto l'Esposizione di Parigi del '55 e se non si fosse arruolato nel gruppo dei paesisti francesi di Crémieu. Il fatto è che a trentacinque anni, sentendosi nel vigor delle forze e avendo esaurito tutto quello che il suo ambiente poteva insegnargli e inspirargli, era invaso da una profonda inquietudine, scontento di sé, impedito ne' suoi mezzi d'espressione, intravedendo da qualche saggio dei pittori francesi apparso a Ginevra quel di più ch'egli avrebbe potuto raggiungere. Più tardi s'accorse ch'egli sapeva troppo e male e doveva dimenticare la sua abilità per acquistare mezzi più immediati e sinceri.
  • Poche vite di artisti sono come quella di Antonio Fontanesi profonde, intense, piene di cose e d'opere. Un solo amore fu in lui pari a quello dell'arte: l'amore della patria e della libertà.
    Non soltanto l'opera sua, ma tutta la sua vita è bella. C'è tal connessione tra l'arte sua e la sua vita, che l'una rivela il segreto dell'altra e si lumeggiano a vicenda.

Paola Lombroso Carrara[modifica]

  • Fuori del Piemonte è poco nota l'opera del Fontanesi e la rivoluzione che 30 anni fa la sua arte nuova, avversata dalle accademie e dileggiata dal pubblico, iniziò e maturò.
    Per averne un'idea bisogna aver visitato il Museo Civico di Torino, aver veduto i paesaggi del D'Azeglio, che allora era considerato il gran maestro, freddi, duri, metallici, e accanto le tele del Fontanesi; la sua Primavera per es., cosi morbida, pastosa e potente, che porta in sé veramente una idea sintetica, come un simbolo dalla terra che gonfia e si rinnova.
  • Il Fontanesi era un temperamento passionale, e tutti i suoi paesaggi hanno veramente un accento drammatico e quasi tragico; sono brume misteriose, e tramonti che han la solennità della caducità delle cose e simboliche primavere che rendon con un accento intraducibile la lieta rinascenza, il tepore della mite fioritura e la terra che esala il suo acre avvincente profumo di fecondatrice.
  • La pittura del Fontanesi è una pittura filosofica, soggettiva, ed è questa la ragione per cui egli ha avuto tanti scolari e così pochi continuatori. Il segreto di far dal vero e sul vero egli poteva insegnarlo e diffonderlo, ma non poteva insegnare a sentire e riprodurre non solo degli alberi, dei prati, dei cieli, ma l'espressione, la sintesi del paesaggio; la sua era una pittura o meglio una poesia di temperamento, e mi si permetta il giuoco di parole, la prima condizione per poterla imitare era di essere originale e di sentire originalmente.

Enrico Thovez[modifica]

  • Egli [Mariano Luigi Patrizi] vede [...] che nei quadri del Fontanesi, le foglie sono immobili, i tronchi non si torcono al vento, le acque tacciono, e ne trae la conseguenza che nel Fontanesi era scarsa la facoltà auditiva, che sarebbe invece profonda in Salvator Rosa, il quale dipinse scene di natura agitata. Ma se il Patrizi avesse saputo che il Fontanesi aveva cominciato a dipingere a Reggio scene di natura sconvolta, nello stile di Salvator Rosa, e a Ginevra scene di romanticismo alpestre in quello del Calame, avrebbe probabilmente capito che quella natura apparentemente morta non era che il riflesso della nuova tendenza paesistica che cercava una natura riposata per reazione alla natura teatrale ed ossianesca dei predecessori.
  • L'opera fu per lui sempre l'espressione di un bisogno di poesia, mentre per la quasi unanimità degli artisti non è che la manifestazione di felici attitudini meccaniche native o acquisite. Né egli ne fu, come altri, incosciente: ne era così conscio che la sua frase preferita era quella ben nota: il motivo lo portiamo nel cuore; frase stupenda, ma che inutilmente si ripete a chi anche con la massima buona volontà non potrebbe seguirla.
    Un poeta dunque, prima di tutto, un poeta entusiasta del detto di Leonardo: la pittura è una poesia che si vede, un grande poeta per cui la pittura non fu che l'espressione di un sentimento tumultuoso di entusiasmo, e la tecnica il mezzo, non mai lo scopo.
  • La prima fondamentale qualità del Fontanesi fu quella di possedere un'anima di poeta, e di poeta profondo, austero ed appassionato. Come per altri i la figura umana, per lui la forma della sua sensibilità fu l'esaltazione della poesia della natura per se stessa, e della natura più bella, più intatta, più armonica. E non in qualunque istante della sua esistenza, ma nelle sue ore più intime, alate, profonde, quando l'aria e la luce, i colori e le forme concorrono ad una suggestione piena di mistero e suscitano uno struggimento quasi amoroso.
  • Verrà l'ora di mostrare al pubblico non più solo qualche quadro, ma i disegni e i fusains, le acqueforti e gli studi ad olio, ed allora più di un critico, e più di un pittore si domanderà quale artista è stato più moderno e più audace.
    Cieli velati d'aprile, biondi pomeriggi d'autunno, stagni torpenti nell'ombra crepuscolare, bagliori d'incendio di tramonti fiammanti, confuse masse di verde, pianure scintillanti, soli radiosi fra le brume, profili evanescenti d'alberi sulla tenerezza rosea del cielo, lontane colline cilestrine; in qual meraviglioso paese ci trasporta questo evocatore! Grazie a lui l'arte è veramente non più una vanità personale dell'artista ma un'iniziazione a un senso delle bellezze più recondite. La sua potenza trascende i comuni mezzi di rappresentazione, giunge a espressioni quasi musicali.

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