Costantino D'Orazio

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Costantino D'Orazio (1974 - vivente), storico dell'arte e saggista italiano.

Citazioni di Costantino D'Orazio[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [«Già parlare d'arte in tv è difficile. Farlo in radio, senza nemmeno il supporto delle immagini, dev'essere un'impresa. Come risolvi il problema?»] Non è stato facile trovare la cifra giusta. Alla fine ho capito che in radio, piuttosto che descrivere un'opera d'arte, è molto più efficace raccontare come sia nata, chi l'abbia desiderata, cosa ci succede quando ci rechiamo a vederla. Avendo soltanto a disposizione la voce, è necessario trovare per ogni luogo una storia sola, un dettaglio, un episodio e concentrare l'attenzione su quello nei tre minuti a disposizione per ciascun intervento, tra un brano e l'altro. Soprattutto perché chi ascolta la radio non è concentrato su quello che ascolta e tra centinaia di parole ne trattiene pochissime.[1]
  • Il pericolo della semplificazione e del tradimento della storia è sempre dietro l'angolo, ma io sono convinto che per spiegare l'arte non esista soltanto la strada della presentazione asettica e presuntuosa dei risultati di una ricerca d'archivio o di una bibliografia ragionata. Si può partire dai documenti per dare vita alle opere e farle parlare anche a chi è mosso soltanto dalla passione, senza avere gli strumenti scientifici per ricostruire la storia dell'arte.[1]
  • Non sono affatto convinto che un'opera d'arte, per avere senso, debba necessariamente emozionare chi la osserva. Non credo che la missione principale di un capolavoro sia quella di trasmettere un'emozione, rendere il pubblico complice di un sentimento, irretire le persone facendo breccia nel loro cuore. L'emozione è uno degli strumenti a disposizione di un artista, ma non è un obiettivo imprescindibile. Un dipinto o una scultura per essere annoverati nel catalogo delle opere d'arte devono condurci in una dimensione dove la realtà non riesce ad arrivare. Devono prenderci per mano o strattonarci oltre la soglia del nostro quotidiano, devono porci domande a cui non sappiamo trovare una risposta immediata, lasciare un segno e piantare un rovello da cui difficilmente riusciamo a liberarci, un pensiero a cui torniamo di continuo. Fare leva sui nostri sentimenti è una possibilità, ma non un obbligo.[2]

L'arte di raccontare l'arte in TV

Intervista di Cesare Biasini Selvaggi, exibart.com, 22 marzo 2022.

  • [«Come ti definiresti?»] Un narratore di storie dell'arte.
  • [«Come ti sei avvicinato al mondo dell'arte?»] Attraverso il cinema, mio primo amore. Quando ho capito che avevo bisogno di essere sfidato di continuo, sono passato all'arte visiva, che è molto più enigmatica e non si preoccupa di farsi capire.
  • Rimango sempre stupito dalla passione dei restauratori: svolgono un lavoro prezioso, difficile, delicato, e spesso non appaiono mai, perché sono gli storici dell'arte a prendere la parola. Non dimenticherò mai la passione e l'umiltà di Gianluigi Colalucci, il restauratore del Giudizio Universale di Michelangelo. Aveva messo le sue mai su un capolavoro assoluto, ma ne parlava con una semplicità disarmante, come avrebbe fatto Michelangelo stesso.
  • Vorrei parlare con uno dei custodi del Louvre, per sapere cosa si prova a fare la guardia alla Gioconda, di notte, da soli.
  • [«Qual è la critica più forte che senti di fare al sistema della cultura e dell'arte di oggi?»] Anche se molto è cambiato negli ultimi anni, si respira ancora molta autoreferenzialità, che è l'anticamera dell'oblio.
  • [«Il tuo sogno nel cassetto?»] Parlare d'arte col Dalai Lama.

"Non faccio diventare l'arte un reality e per questo non sono ostracizzato fuori dalla tv"

Intervista di Niccolò Fabbri, tvblog.it, 19 settembre 2022.

  • [«Non ti spaventava lo stigma che ti si sarebbe potuto addossare nel tuo ambiente lavorativo facendo tv?»] Assolutamente no. Quando io mi occupo di artisti in tv, l'importante è che lo faccia con competenza, semplicità e credibilità. Se io sfruttassi la storia dell'arte, come purtroppo a volte sento fare da colleghi, per decorarla e arricchirla di argomenti particolarmente emozionali, per trasformala di fatto in un reality, allora lì rischierei effettivamente di essere ostracizzato nel mio ambiente di lavoro. I miei colleghi invece hanno capito che quello che faccio è un servizio anche al loro lavoro. Per farlo ogni volta devo cercare di capire che cosa può rimanere nella testa di chi ci guarda da casa.
  • In generale io nel fare divulgazione cerco di raggiungere due obiettivi: rendere più famigliare un artista o un'opera e dare degli strumenti semplici che il pubblico può poi utilizzare per andare ad osservare altre opere. [...] sono un Virgilio che con una lente di ingrandimento mette in risalto alcuni particolari su cui soffermarci nell'osservare un'opera.
  • A me l'idea di parlare di arte in programmi "generalisti" mi piace molto: avvicinare all'arte un pubblico che non segue [...] questa materia è un grandissimo privilegio.

Note[modifica]

  1. a b Dall'intervista di Marco Enrico Giacomelli, L'arte è una questione radiofonica. Parola a Costantino D'Orazio, artribune.com, 11 marzo 2018.
  2. Da L'arte in sei emozioni, pp. 3-4.

Bibliografia[modifica]

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