Epigrafi dalle poesie

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Raccolta di epigrafi tratte dalle poesie.

  • Eravamo nel primo uomo che nacque, | saremo nell'ultimo che morirà. (Manrico Murzi)
  • La loro morte copre uno spazio immenso, | in esso uomini d'ogni terra | non dimenticano Marzabotto | il suo feroce evo | di barbarie contemporanea. (Salvatore Quasimodo)
  • Non maledire, eterno straniero nella tua patria, | e tu saluta, amico della libertà. | Il loro sangue è ancora fresco, silenzioso | il suo frutto. | Gli eroi sono diventati uomini: fortuna | per la civiltà. Di questi uomini | non resti mai poveral'Italia. (Salvatore Quasimodo)
  • Salutate, compagni, un impiccato anni diciotto. || La forca nella nebbia del cortile e guardie nere, | anni diciotto penderanno da una trave | come un vecchio abito. || Che storia, che storia! Ardeva la casa | e cucinava il grano nei solai, | dalla cantina il vino mandava fiamme d'alcol | al cielo carico di anelli e di collane. || Mia madre, mio padre ostaggi fucilati | sull'aia deserta di cristiani. | Ecco la storia, domani non la falsificate | con bandiere e cerimonie, vani discorsi. || riunitici piuttosto sotto l'olmo, | lasciateci tranquilli riposare. (Neri Pozza)

Voci correlate[modifica]