Paolina Leopardi

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Paolina Leopardi

Paolina Leopardi (1800 – 1869), scrittrice e traduttrice italiana, sorella di Giacomo Leopardi.

Citazioni su Paolina Leopardi[modifica]

  • Era donna assai colta e modesta. Parlava velocissimamente. Non sordida, ma anzi di larga mano co' servi, che trattava generosamente. Vestiva con certa ricercatezza, sfoggiando sempre vestiarii di valore, lavorati secondo tutte le esigenze della moda. Una sarta di Firenze, che si era stabilita in Ancona, conducevasi, tratto tratto, a bella posta, in Recanati, dietro sua richiesta. (Camillo Antona Traversi)
  • Paolina, se era molto brutta, già abbiam detto, era, per converso, molto buona: l'una cosa, dunque, compensava l'altra. Era colta e di mente svegliata; ma di carattere assai mite e dolce, e, menando vita ritirata, avea poca conoscenza del mondo, sicché andava facilmente soggetta ad essere illusa da qualche scaltra persona. Riceveva tutti gli studiosi di Giacomo con isquisita cortesia. Per la memoria del fratello ebbe una vera adorazione. (Camillo Antona Traversi)

Mariano Luigi Patrizi[modifica]

  • Adorò la musica e antepose le melodie dolci della Sonnambula ai «fragori», come ella dice, del Verdi. La morte del suo Bellini le strappò un grido di dolore.
  • Del talento dei Leopardi neppure il cervello di Paolina fu defraudato. Abbiamo una lettera latina scritta da lei a dodici anni, ciò che ci mostra quanto per tempo si aprì il suo ingegno. Parecchie delle sue lettere, oltre che per l'interesse degli studi leopardiani, hanno meritato la pubblicazione, in grazia della loro fattura. Quello di Paolina era uno spirito artistico. Le andava molto a genio la maniera letteraria de' Francesi, dei quali era, come la cognata Ippolita, fanatica.
  • La simpatia o solidarietà sociale le fu affatto ignota: non concesse se non rarissimamente la sua amicizia, coprì di maledizioni i suoi concittadini, dai quali, come Carlo e come Giacomo, si immaginò perseguitata. Se soccorse alla povertà, la sua elemosina scendeva bene dall'alto: il suo epistolario è tronfio del suo orgoglio di contessa e del suo ribrezzo per le classi non nobili. Era taccagna quanto la madre e quanto il fratello Carlo; alla mensa di lei i nipoti e il precettore soffrivano la fame; la tradizione recanatese ce la rappresenta a misurare le uova col cerchietto della madre.

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