Paolo e Francesca

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Paolo e Francesca (E. Delacroix, 1824)

Paolo e Francesca, personaggi citati nella Divina Commedia di Dante Alighieri.

Citazioni su Paolo e Francesca[modifica]

  • Dante alla porta di Paolo e Francesca | spia chi fa meglio di lui: | lì dietro si racconta un amore normale | ma lui saprà poi renderlo tanto geniale. | E il viaggio all'inferno ora fallo da solo | con l'ultima invidia lasciata là sotto un lenzuolo.[1] (Fabrizio De André)
  • L'uomo pudico sente la vergogna del leggere e non sopporta che altri legga assieme con lui nello stesso libro (meno il caso di Paolo e Francesca il quale sappiamo come finì). (Alberto Savinio)
  • Ma è mai possibile che la relazione adulterina che costerà a Paolo e Francesca morte violenta e pene dell'inferno, sia durata, dalla prima radice alla catastrofe, il tempo di un bacio lasciato a metà? Sembra francamente più sensato supporre che il verso memorabile si riferisca al fatto che, da quel giorno, i due abbiano accantonato le perlustrazioni letterarie sul tema dell'amor cortese, per abbandonarsi alle corvées della passione. (Vittorio Sermonti)
  • Nella nera bufera del secondo cerchio, Dante vuol conoscere la radice dell'amore di Paolo e Francesca; costei racconta che si amavano e non lo sapevano, «soli eravamo e sanza alcun sospetto», e che il loro amore fu rivelato da una lettura casuale. (Jorge Luis Borges)
  • Un mareggiare di storni. Nel mareggiare, una riga di gru (la schiera ov'è Dido, forma franco-latina di "Didone"). Dalla riga di gru si staccano ora, come colombe che planino verso il nido portate dal desiderio, i due [Paolo e Francesca], tratti dalla forza dell'appella affettuoso. E parlano. Con la voce di lei. (Vittorio Sermonti)

Note[modifica]

  1. Testo di Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio.

Voci correlate[modifica]

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