Vincenzo Ruggiero

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Vincenzo Ruggiero [...], criminologo e docente universitario italiano.

Delitti dei deboli e dei potenti[modifica]

Incipit[modifica]

In uno studio pionieristico, le attività illecite organizzate sono osservate in relazione alle tecniche criminali che incorporavano. Era data una specifica forma di crimine urbano, il cd. "crimine di progetto" o "crime design" che definiva le attività predatorie e fraudolente di persone dotate di lungo apprendistato illegale. Tale attività fruiscono di tecniche specifiche e relativamente sofisticate e non possono essere ricondotte al crimine di routine.

Citazioni[modifica]

  • La criminologia tradizionale è stata ispirata a lungo da queste sanzioni, facendo del sudiciume, delle fognature, degli escrementi, insomma di quell'inferno delimitato che figura nelle geografie immaginarie, il suo principale sviluppo. (p. 7)
  • Questa idea di universo-letamaio, nel nostro caso, si traduce in una formulazione generale secondo cui tutti i comportamenti sono criminali, dettati come sono da intime pulsioni egoiste, aggressive e divoratrici. (p. 8)
  • Nella produzione classica il fuoco dell'analisi non è il criminale in sé ma la risposta istituzionale al crimine, nello specifico la pena detentiva. (p. 10)
  • Contro la criminologia che produce, con il suo attivismo, l'oggetto del proprio studio, solo l'esercizio dell'auto-riflessione può liberare la disciplina dai condizionamenti. (p. 11)
  • Il crimine è una costruzione sociale dalla quale occorre liberarsi peraltro attraverso una seria revisione linguistica. (p. 11)
  • Quella che Young definisce crisi eziologica non va ritenuta come il risultato di sviluppi recenti ma va ricondotta ad un dilemma più intimo che appartiene alla stessa disciplina criminologica. Da sempre questa disciplina ha trovato difficile cambiare l'esame nomografico (cause generali) con quello ideografico (cause individuali). (p. 14)
  • Ognuna di queste alternative comporta il rifiuto della criminologia ufficiale il cui obiettivo rimane quello di individuare delle condizioni che sono sempre presenti quando il crimine ha luogo e sono sempre assunti quanto il crimine non ha luogo. (p. 16)
  • Chi ha assistito alle celebrazioni del cinquantennale della fine dell'ultima guerra ha potuto avvertire i residui di questa bellicosità che, in maniera forse meno pomposa, fa ancora da cemento all'identità. Quello che si celebra non è la sconfitta del fascismo e del nazismo, ma la vittoria della Gran Bretagna in Europa: persino i barboni, nel chiedere l'elemosina, sventolavano la triste "Union Jack". (p. 169)
  • Il risentimento giudiziario procede congiuntamente a quello espresso dai rappresentanti dei mass media. Come si è suggerito, il potere contrattuale dei magistrati è legato alla capacità di rendere pubblico il loro lavoro d'indagine. In questo possono anche essere aiutati surrettiziamente dai giornalisti i quali cominciano a diffondere particolari dell'accusa prima ancora che i giudici ne notifichino i contenuti agli indagati. (p. 153)

Explicit[modifica]

Gli abitanti di Lilliput considerano vera criminalità quella commessa da persone investite di fiducia pubblica. Dai ladri ci si può difendere con un po' d'attenzione. Non vi è riparo, invece, dalla criminalità dei potenti i quali possono tradurre le maggiori opportunità in maggiori profitti per delinquere.

Bibliografia[modifica]

  • Vincenzo Ruggiero, Delitti dei deboli e dei potenti. Esercizi di anticriminologia, Bollati Boringhieri, Torino, 1999. ISBN 88-339-1145-4

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Opere[modifica]