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Aleksandr Vasil'evič Suvorov

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Aleksandr Vasil'evič Suvorov ritratto con decorazioni e bastone di Maresciallo

Aleksandr Vasil'evič Suvorov (1729 – 1800), generale e principe russo.

Citazioni di Aleksandr Vasil'evič Suvorov

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  • [Nella sua relazione allo zar, dopo l'ingresso a Torino] Le strade erano piene di una folla innumerevole, festeggiante, la quale non cessava di mandare evviva ai due Imperatori[1], più rumorosi ancora di quelli della popolazione milanese.[2]

Citazioni su Aleksandr Vasil'evič Suvorov

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Citazioni in ordine temporale.

  • Suwarow entrò in Torino verso le tre pomeridiane. [...] Il trionfatore Russo andò difilato alla Chiesa di San Giovanni per ringraziare Iddio. Scismatico egli era, ma ciò non importava. Giunto all'altare maggiore, si prostrò baciando il pavimento; poi, ascesi i gradini, baciò e ribaciò la mensa e si pose ginocchioni a pregare silenzioso. Rialzatosi, si rivolse all'arcivescovo Buronzo, pregandolo di benedire due cordoni dell'Ordine imperiale di Maria-Teresa, che consegnò ai generali Melas e Chasteler.
    Frattanto, per severissimi ordini da lui dati, le bande contadinesche uscirono dalla città. La sera si accesero i lumi alle case in segno di esultanza. (Nicomede Bianchi)
  • Alle feste per le vittorie francesi successero le feste per le vittorie russe e austriache. Pervenuta in Torino la notizia della resa della cittadella di Milano e dell'occupazione di Ferrara, il Consiglio Supremo e il Decurionato vollero celebrarle con pubbliche dimostrazioni. Correva il ventotto di maggio [1799]. Nel mattino, Suwarow andò alla chiesa cattedrale di San Giovanni in una sontuosa carrozza tirata da quattro cavalli. Vestiva l'uniforme di parata, sul quale splendevano tutte le sue decorazioni. Lo seguivano a cavallo i Generali dell'esercito alleato, che erano in Torino. Facevano parte del corteo i membri del Consiglio Supremo e il Decurionato. Il popolo, accalcato per le vie e sulla piazza della Metropolitana, faceva risuonare l'aria di applausi. Il Maresciallo russo, che era uomo religiosissimo, ma strano in ogni cosa, benedetto dall'Arcivescovo coll'aspersorio all'ingresso della chiesa, fece pochi passi con portamento umilissimo, indi si buttò ginocchioni, e si pose a pregare. I suoni ed i canti nell'interno del tempio cominciarono soltanto quando egli, dopo ripetuti segni di croce, e tendendo le braccia al cielo, si alzò e andò al posto d'onore assegnatogli.
    Al pranzo di gala, che fu dato con grande concorso di Generali e di personaggi autorevoli, il Maresciallo si mostrò parlatore lieto e affabile. Al Teatro Regio gli era stata preparata festosa accoglienza. Al suo entrare nella loggia reale fra applausi, si alzò il sipario, e dal palco apparve raggiante il tempio della Gloria, nel mezzo del quale stava il busto di Suwarow, attorniato dagli emblemi delle sue vittorie. Secondo ha lasciato scritto un testimonio oculare, il Maresciallo, commosso di gioia, si pose a piangere, e per alcuni istanti non cessò di fare profondi inchini rivolto ai palchi e alla platea. Uscito dal teatro, percorse in carrozza scoperta, ovunque applaudito, le principali vie della città, trovando da per tutto il suo nome splendente in mezzo a fuochi di vario colore. (Nicomede Bianchi)

Note

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  1. Gli imperatori austriaco e russo.
  2. Citato in Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese dal 1773 al 1861, vol. III, Fratelli Bocca, Torino, 1879, cap. V, p. 239.

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