Alfonso Miola

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Alfonso Miola (1844 - 1934), bibliotecario e ispanista italiano.

In Napoli ieri[modifica]

  • [La Biblioteca dei Girolamini] [...] essa è ancora in piedi, come al tempo quando fu eretta, cioè alla fine del secolo XVI. Mentre è la sola delle biblioteche monastiche che in Napoli sussista ancora nella sua integrità, può considerarsi come la più antica tra le biblioteche che presso di noi furono aperte in servigio del pubblico. Ha una sala, ch'è un'armonia di luce, di linee, di proporzioni, nobilmente decorata in istile barocco, quel mite barocco napoletano, che riveste di una grazia tutta locale tanta parte de' nostri monumenti. (da Le biblioteche, p. 261)
  • [La Biblioteca Brancacciana agli inizi del XX° secolo] Le lampade elettriche scintillano la sera sulle tavole da studio, in mezzo a un'intricata rete di fili conduttori, e in quel tetro ambiente formano uno strano contrasto con gli anneriti scaffali, con le pesanti decorazioni della volta, con quei ritratti dipinti di cardinali e di guerrieri di Casa Brancaccio, che dall'alto delle pareti sembrano guardare con disdegno ai nostri tentativi così poco estetici d'innestare il nuovo sul vecchio. (da Le biblioteche, p. 265)
  • Ivi, in quel vasto salone così armonicamente grandioso, vediamo rispecchiarsi l'universalità e la varietà dello scibile riunito e classificato giusta gli antichi ideali, oggi smarriti per la necessità delle cose. Oggi perché possa conservarsi a una biblioteca il suo carattere generale occorrono mezzi di cui solo due o tre biblioteche al mondo possono disporre. Né è più possibile, per la mancanza di spazio, dare ai libri una classificazione materiale, e le stesse classificazioni ideali sono state surrogate da metodi più pratici e più comodi. La nostra Biblioteca Nazionale, non ostante la scarsezza della sua dote[1], ha serbato come ha potuto l'indole sua generale.
    Essa da quando fu aperta al pubblico, è già quasi un secolo, e per molti anni dopo, fu annoverata tra le principali di Europa: non contava allora la Nazionale di Parigi i suoi due milioni e mezzo di volumi, né quella del Museo Britannico un milione e mezzo, né le altre di Pietroburgo, di Monaco, di Berlino, di Firenze avevano raggiunto o sorpassato il milione. Ora la Nazionale nostra, che possiede un 500,000 e più tra volumi ed opuscoli, mentre ha ancora innanzi a sé, sotto il rispetto del numero, parecchie biblioteche, oltre le già nominate, non ha poi nemmeno perduta quella rinomanza mondiale che le fu un giorno riconosciuta. Ciò si deve al grandissimo pregio dei suoi antichi fondi, alla rarità dei suoi cimelii bibliografici e paleografici, alla varietà e ricchezza delle sue collezioni speciali. Questa sua parte antica va diventando ogni dì più preziosa e ricercata, e basta per sé sola a mantenere a un grado elevato una biblioteca che ne è fornita, malgrado l'esser rimasta indietro, come questa nostra, negli acquisti delle cose moderne. (da Le biblioteche, p. 267)

Note[modifica]

  1. Tutti i dati riferiti da A. Miola sono relativi agli inizi del XX° secolo. Il saggio Le biblioteche, fu pubblicato nel volume collettaneo Napoli d'oggi, Luigi Pierro Editore, Napoli, 1900.

Bibliografia[modifica]

  • AA. VV, Napoli ieri, Edizioni S.a.r.a. .

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