Alfredo Grilli

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Alfredo Grilli (1878 – 1961), critico letterario italiano.

Citazioni di Alfredo Grilli[modifica]

  • [...] vorrei dire che io ebbi ed ho il vizio, [...], di leggere in generale un po' di sfuggita, qualche volta sollevando i lembi dei fogli dei libri che non possedevo, spesso sfogliando i libri che molti e vari mi sono venuti in casa fin da anni lontani. Generalmente io assaporo il libro quando lo taglio, con lunghe pause tra foglio e foglio. Ma affermo subito che io non ho la pretesa di non sbagliarmi nel giudicare; tutt'altro. Insomma, io sono un lettore disordinato e schizzinoso; e come da ragazzo, quando si divorano i libri, non ho mai amato libri di avventure, e più tardi mi diedi a leggere con accanimento e romanzi e poesie, così ora guardo quasi unicamente, certo di preferenza, libri di coltura e di erudizione. Forse per ragione di anni e di saturità? Può darsi.
    Se poi, ne' miei assaggi molteplici, trovo un libro che veramente mi piaccia e mi interessi, allora divento lettore metodico e lento, e ho bisogno di silenzio intorno e di esser tutto compreso nella lettura, e, leggendo e rileggendo, segno in margine il libro con richiami e appunti a lapis, e trascrivo brani; come facevo quand'ero ragazzo, che ho dei quaderni pieni di Carducci e di Pascoli, e di altri poeti e prosatori degli ultimi anni dell'età umbertina.[1]

Nelle Marche[modifica]

Candida barca[modifica]

Quando nel mio pensier candida viene
una barchetta vagula su l'onde,
un'ansia arcana m'agita le vene,
non so qual voce all'anima risponde.

A quella barca sembra che catene
m'avvincano invisibili e profonde,
e nella mente arridanmi sirene,
e mi tentino il cor fanciulle bionde.[2]

Donne fanesi[modifica]

Donne, che avete ne' vaghi occhi il mare
e nelle guancie il bruno delle olive,
e chiome bionde come fiamme vive,
e rosse labbra tumide a baciare;

Oh come oneste ne' bei modi e care
e d'ogni lode susurrata schive,
io vi miravo nelle sere estive
come rondini a vol garrule andare![3]

Commiato[modifica]

Dopo ch'io stetti in tue bellezze assorto,
paese della Marca, e peregrina
l'anima mia s'aperse al bel conforto
de' verdi colli e della tua marina;

or ecco, lascio le tue mura e il porto,
il mare azzurro, il cielo e l'aura fina,
e solo nel pensier mi riconforto
della mia casa, della mia collina...[4]

Note[modifica]

  1. Da Come leggo? Domanda ai più noti scrittori d'oggi, Felice Le Monnier, Firenze, 1935, p. 77
  2. Candida barca
  3. Donne fanesi
  4. Commiato

Bibliografia[modifica]

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