Amalia Ulman
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Amalia Ulman (1989 – vivente), artista multidisciplinare e regista spagnola di origine argentina.
Intervista di Valentina Tanni, artribune.com, 13 settembre 2019.
- Sono cresciuta in Europa, e ora che vivo negli Stati Uniti, ogni volta che torno – non solo in Spagna, ma in qualsiasi luogo europeo – mi sento molto a casa. Venezia è una bella città e mi piaceva molto leggere sul vaporetto di sera. Sono molto grata del fatto di aver potuto godere di tanti bei tramonti estivi sul Canal Grande.
- Il mio lavoro come artista consiste nello sfumare i confini tra realtà e finzione. Ho fatto delle performance online che si estendono anche su media tradizionali, video, saggi e conferenze universitarie che mettono insieme il linguaggio scientifico con dati surreali. E ho fatto la modella indossando sia marchi reali che bootleg. Quello che cerco sempre di fare è smontare l'autorità delle forme narrative tradizionali. Il mio lavoro consiste nel costruire nuove narrazioni ibride che sono più vicine al nostro modo contemporaneo di concepire le storie. Non ho un interesse particolare per i social media, ma sono interessata ai media in generale, dai quotidiani ai film di propaganda.
- Non disegnavo, dipingevo o ballavo, ma ho inventato dei magazine e più tardi ho iniziato a scattare fotografie. È stato quando avevo vent'anni circa, e frequentavo già la scuola d'arte, che mi capitò di aiutare la mamma del mio ragazzo a compilare dei documenti delle tasse. Lei era una pittrice e di fronte al governo figurava semplicemente come "artista". Non avevo mai pensato che fosse possibile. E anch'io volevo esserlo.
- Spesso mi capita di avere una visione, molto chiara. Questa idea mi ossessiona finché non la realizzo. Poi passo alla "visione" successiva. Per cui non scelgo il medium prima di iniziare; a volte il lavoro richiede la scrittura, a volte il video, a volte degli oggetti. A causa della mia disabilità, mi sono discostata dalle installazioni e sempre più spesso lavoro con il video. Dover essere presente durante il montaggio dell'opera è qualcosa che pesa molto sul mio stato di salute, mentre il video implica un processo più diretto. Più l'età avanza, più divento realistica sulle limitazioni del mio corpo.
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