Andrea Branzi

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Andrea Branzi nel 2008

Andrea Branzi (1938 – 2023), architetto, designer e accademico italiano.

Citazioni di Andrea Branzi[modifica]

  • Il termine ricerca è un termine convenzionale: si intende anche l'attività creativa non finalizzata. Apparentemente non finalizzata! In realtà al suo interno ha sempre un contenuto di innovazione nel modo di pensare il progetto, di procedere, di generare relazioni nuove con una cultura artistica. Faccio sempre oggetti d'uso, che è il mio mestiere, anche se apparentemente l'uso potrebbe non risultare chiaro, ma questo fa parte del rischio. L'improvvisazione, in ogni caso, è l'unica cosa che non si può improvvisare: ci vuole una lunga rincorsa. Altrimenti si fa qualcosa di grigio, freddo, inespressivo.[1]
  • Oggi non c’è molta differenza tra passato, presente, futuro. C'è un tempo abbastanza circolare, fluido, per cui restano non dico le memorie del passato, ma sicuramente stimolazioni che arrivano anche da tempi remoti. La mostra che ho fatto insieme a Kenya Hara in Triennale si intitolava Neo Preistoria, a significare che non ne siamo mai usciti. Nella preistoria si viveva infatti in una condizione molto simile a quella attuale, senza una prospettiva chiara delle invenzioni, delle scoperte, delle magie. C'era una costellazione di eventi e imprevisti che mi sembrano simili a quelli che stiamo vivendo oggi. E ancora, l’attribuire grande stabilità a realtà che poi invece cambiano rapidamente attraverso le tecnologie, la politica, l'economia. E tornando alla domanda precedente, i luoghi sono sempre "altri". Non esistono più luoghi permanenti.[1]
  • Se si guarda alla storia degli uomini, essa risulta sempre costellata da eventi traumatici, fatta di guerre, battaglie, assassini, stermini. Non c'è mai stato un periodo facile. Oggi ci sono altre forme di guerra, tra estremismi e terrorismi: non è molto diverso da quanto succedeva durante le crociate. La cultura del progetto è quella rimasta maggiormente indifferente alle tragedie del Ventesimo secolo. Ha preferito la storia della disciplina alla storia reale. È passata attraverso due guerre mondiali, lo sterminio razziale, la bomba atomica, i dittatori di destra e di sinistra, ma non ha subìto turbamenti di linguaggio. Mentre le altre attività creative, come l'arte, la musica, la letteratura, si sono immerse in queste tragedie e si sono profondamente rinnovate, la cultura del progetto è rimasta in linea con i codici neoplastici del Bauhaus. E guardando oggi alla produzione della progettazione sia d'architettura, sia di design, non si vede traccia di quanto ci sta capitando attorno. Sono come impermeabili.[1]

Note[modifica]

  1. a b c Dall'intervista di Alessandra Lanza, Parola di Andrea Branzi, abitare.it, 3 marzo 2017.

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