Angela Bianchini

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Angela Bianchini (1921 – 2018), scrittrice, ispanista e traduttrice italiana.

Bianchini: "Sono una profuga sempre in esilio, solo i libri mi fanno sentire a casa"

Intervista di Antonio Gnoli, repubblica.it, 26 gennaio 2015

  • A Baltimora mi iscrissi alla John Hopkins University. Ebbi la fortuna di conoscere e frequentare persone meravigliose. Una su tutte: Leo Spitzer che insegnava filologia romanza. La prima volta che lo vidi faceva il suo ingresso in aula con una pila di libri tenuta in equilibrio con il mento. I capelli tra il bianco e il grigio. E la giacca enorme di tweed gli conferivano un'aria trasandata. E affascinante. [...] Spitzer sapeva coniugare grande umanità e specialismo. [...] Un giorno conversando, forse presa dallo sconforto, gli dissi che a volte non sapevo dove fossi e che questo dipendesse dal fatto che avevo perso tutto. Mi rispose che è quel poco che portiamo con noi a determinare il posto in cui finiamo. Indicava i libri. [...] A lei, disse, le sembrerà di essere finita qui, in America, per volontà di altri o per ragioni di forza maggiore. In parte è così. In parte dipende dagli altri dove pianteremo la nostra tenda. Ma con questo bagaglio, indicando i libri, si sa sempre dove siamo e perché.
  • [...] la vita è fatta di incontri. Anche il più piccolo, il più casuale ti può offrire una ricchezza imprevista.
  • Il figlio di Pedro Salinas – Jaime, che è stato anche un grande editore spagnolo – un giorno che lo vidi a Barcellona, era insieme al suo compagno islandese, mi disse: chi è stato in esilio porta sempre dentro di sé l'esilio. E ho pensato che quella frase valesse anche per me. Mi apparteneva.

Explicit di Ricordo di Adelia[modifica]

  • Continuo a vederla come una straordinaria commistione di ordine e fantasia: quella fantasia che mostrava quando eravamo bambine nel narrare I Tre Moschettieri al bagnino che ci insegnava a nuotare.
    Per me Adelia è nei vari luoghi di Firenze e anche nelle tante occasioni a cui ha partecipato anche ad eventi ai quali sembrava estranea. E non posso pensare a Firenze senza pensare a lei, tanto la sua realtà mi sembra connaturata con quella della città.
    Per questo motivo, per tutte le fasi attraverso cui è passata, la mia amicizia o per meglio dire la mia solidarietà con Adelia e la sua famiglia rimane senza tempo: legata sì, agli eventi, ai suoi studi, alle sue ricerche, alla sua famiglia, ma soprattutto alla sua qualità speciale che ritrovo attraverso gli anni. Credo che si tratti del potere di essere in un luogo e, al tempo stesso, di spaziare oltre quel luogo. Di inglobare tante suggestioni diverse e anche alla forma di fedeltà e solidarietà dimostrata da lei, in tante occasioni. La mia, dunque, è una visione particolare di Adelia e fa sì che la veda in tanti luoghi. Ma è fatta, questa amicizia, soprattutto di quell'immagine di lei, composta di realtà e di fantasia che si era sviluppata anni e anni prima, durante le lezioni di nuoto, quando spaziava oltre i luoghi, oltre il mare, oltre il bagnino, per raccontare I Tre Moschettieri.

Bibliografia[modifica]

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