Bhikkhu Satori Bhante

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Bhikkhu Satori Bhante, monaco scintoista giapponese.

  • Religione o filosofia? Rito salvifico o etichetta? Via di salvezza per l'uomo o idealizzazione del potere civile-politico? Desiderio intimo di purificazione o espressione tipica dell'anima giapponese, aliena dalla speculazione logico-metafisica, più protesa naturalmente alla lettura e alla contemplazione del simbolo della bellezza e dell'ordine trasfuso in ogni aspetto della natura, e mano a mano innalzato miticamente al rango di qualcosa che "sembra" ad una religione? Sono tutti problemi che, nonostante le lunghe ricerche, ci si continua a porre, che in verità non hanno ancora trovato una risposta esauriente. Bisogna riconoscere comunque un dato di fatto: queste e altre domande non si porrebbero se, come da più parti si va oggi dicendo, lo Shintō fosse un fenomeno esaurito, spento. (da Shintoismo, cap. 1)
  • Tale fede religiosa ha un carattere segnatamente pragmatista, poiché le manifestazioni di essa nei riti e nelle cerimonie rivelano una preoccupazione per assicurare alla vita umana una base solida di continuità. Il Norito, collezione di preghiere per le diverse festività, è orientato nel suo insieme a rivolgersi alle divinità per assicurarsi una vita migliore. Le parole usate nelle preghiere sono parole umane, ma possono anche essere chiamate "parole divine", nel senso che le divinità stesse le hanno trasmesse indirettamente, attraverso uomini specialmente dotati di spirito divino; e dunque in tal modo si stabilisce un dialogo tra le divinità e gli uomini, grazie al quale si ottiene il grande beneficio di una vita felice.
    Ma la vita felice non era, per i giapponesi antichi come poi, e ancora, per lo shintoismo, una vita di oltre la tomba, bensì una vita presente, attualmente esistente. La felicità consiste nella sufficienza dei mezzi necessari per la vita, garantita, soprattutto nei tempi antichi, da abbondanti raccolti agricoli; ma, e ciò è alquanto sorprendente, anche dalla purezza del cuore. In ambedue gli aspetti, l'uno materiale e l'altro spirituale, si insiste molto nelle preghiere contenute nel Norito. Non si parla di peccati contro la divinità, tuttavia si accentua la purezza dei costumi come mezzo per placare gli dèi e ottenere i loro favori. (da Shintoismo, cap. III.1c, p. 50)


Bibliografia[modifica]

  • Bhikku Satori Bhante, Shintoismo, Rizzoli, 1997.