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Brendan Behan

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Brendan Behan nel 1960

Brendan Francis Behan (1923 – 1964), poeta, scrittore e drammaturgo irlandese.

Confessioni di un ribelle irlandese

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  • «Fratelli e sorelle,» cominciò e, veloce come un lampo, si lanciò in un aspro attacco al governo di Dublino, spiegando come lo amareggiasse che la legge sul controllo delle assunzioni in Irlanda del Nord non avesse tagliato fuori un vasto numero di feniani. «Tra noi c'è la feccia di Dublino,» disse, e io applaudii insieme agli altri. «Se ne dovranno andare.»

    «Ascoltate, ascoltate,» feci eco insieme alle masse.
    Alla fine, con la schiuma alla bocca e con grande professionalità, rivelò l'asse cospiratorio tra il Cremlino e il Vaticano.
    «Li ho entusiasmati, non credi?» disse quandò tornò al suo posto.
    «Senza dubbio, signore,» risposi.
    Pensai che stesse per svenire. «Cristo, di dove sei?»
    «Di Dublino, signore.»
    «Ah, ovvio, sei uno dei fratelli di Dublino.»
    «Sono un fratello di tutta l'umanità,» dissi.
    «Intendi dire che sei un orangista?»
    «No,» replicai, «sono un ex soldato dell'IRA.»
    «E sei anche cattolico?» mormorò la parola come se non fosse in grado di pronunciarla.
    «Un gran numero di persone a Dublino ha dei seri dubbi su cosa sia io in realtà, signore, ma dal suo punto di vista sono un cattolico, come anche mio padre e mia madre. Tutti nella mia famiglia lo sono sempre stati, ma non dirò che sono bravi cattolici. L'unica cosa certa, in ogni modo, è che nessuno di loro è mai stato protestante. E oltre a ciò, glielo dico con assoluta certezza: alle prossime elezioni lei verrà eletto, ne stia certo. Non vedo come la gente del Nord potrà mai acquisire più buon senso di quella del Sud, e qui sono riuniti già abbastanza coglioni per riuscire a eleggerla.»

    Alzò il braccio come per interrompermi ma io non avevo ancora finito. «Ho notato che non ha fatto cenno alla disoccupazione del Nord,» e lo guardai dritto negli occhi, forte com'ero del coraggio vichingo, o gaelico, conferitomi dalla fiaschetta di whiskey che tenevo in tasca.
    Il reverendo sembrò lievemente sorpreso ma non arrabbiato; per me, in quel momento, non faceva alcuna differenza. «La parte che preferisco nei discorsi degli orangisti e dei ministri di fede protestante estremisti, è la denuncia dell'asse cospiratorio tra il Vaticano e il Cremlino. Le dirò di più,» continuai. «Se le capitasse di visitare il mondo, perché esiste un mondo al di fuori dell'Irlanda del Nord e del Sud, e stesse su un palco a tenere un comizio a Parigi, Londra, Roma, New York o in qualche altra grande capitale, tutti i presenti morirebbero dal ridere. Credo che il suo sia un angolo di visuale strabiliante. Il nativo Irlandese protestante è l'unica persona sulla faccia della terra tanto perspicace da riuscire a scorgere la minaccia congiunta di Stalin e papa Pio XII.»
  • Sono un ateo diurno.
  • Un drink è troppo per me e mille non sono abbastanza.
  • La tradizione è la più duratura delle creazioni umane.
  • La Sir William era una nave di ottantasei tonnellate, senza impianto per la luce elettrica, e originariamente era appartenuta a un tale chiamato William Johnson, proveniente dalle coste occidentali dell'Inghilterra, che aveva un braccio solo ed era sempre imbottito di rum.A quanto pare, poiché il re non lo aveva nominato cavaliere, aveva creduto opportuno di non disturbare sua maestà e si era conferito l'onoreficenza da solo.E così aveva chiamato la nave Sir William e se stesso Sir William Johnson. Ma una lancia va spezzata a favore di quel genere di vecchi lupi di mare inglesi : lui, con le proprie razioni a bordo, che consistevano principalmente di rum, era riuscito a navigare con un braccio solo intorno a Land's End in Cornovaglia e poi dritto fino a Londra.
  • Basta che il tempo sia anche soltanto decente e Dublino diventa imbattibile.A Londra, si può morire in un deserto di piccole stradine, il Luxembourg di Parigi è solo un misero grappolo di alberelli su un terreno secco e polveroso, mentre a New York l'umidità spadroneggia. Ma andarsene a spasso per il parco di St Stephen's Green a Dublino, nel sole, e ammirare lo splendore dell'erba fresca o il rigoglio dei fiori all'ora di pranzo vi farebbe dimenticare gli impegni di lavoro per tutto il resto della giornata. Per non parlare poi delle giovani studentesse e delle dattilografe, simili, come dice il poeta, a tulipani.E poi a Dublino non ci disidrata per l'afa come in altri posti lontano dal mare. Nei giorni più caldi c'è sempre un venticello che spira dalla baia, o le montagne da guardare. La gente alza lo sguardo verso le colline e si fa strada nel calore tra gli impegni della giornata con cuore più leggero.
  • Da bambino in Irlanda avevo assistito a molte partite entusiasmanti e ancora ricordo il ritorno di Dublino-Galway, sotto una pioggia fitta come la trama pesante dei maglioni che allora indossavamo. Ero seduto vicino a un prete in gradinata e, quando la gente cominciò ad abbandonare gli spalti, distrattamente mi passò una sigaretta Afton e osservò che alcune persone sembrava fossero di zucchero a giudicare dalla paura che avevano di sciogliersi sotto l'acqua. Cercai di convincermi di essere immune al raffreddore e rimasi sotto la pioggia fino al fischio finale. Arrivai a casa che il diluvio ancora infuriava. Avrei potuto cambiarmi e andare a letto, ma in giro per le strade sembrava ci fosse mezza Irlanda in cerca di un riparo e gli abitanti di Russel Street non ebbero il cuore di lasciare tutta quella gente in balia della pioggia.A casa nostra organizzammo una festa e non c'era abbastanza spazio perché mentre alcuni festeggiavano altri andassero a dormire. Danzammo e cantammo per tutta la notte finché,nell'ordine, prima mi presi la polmonite poi mi ritrovai all'ospedale pediatrico di Temple Street.

Bibliografia

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  • Brendan Behan, Confessioni di un ribelle irlandese, traduzione di Enrico Terrinoni, Giano Editore.

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