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Brunella Schisa

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Brunella Schisa (1953 – vivente), scrittrice e giornalista italiana.

Citazioni di Brunella Schisa

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  • Quando mi sono imbattuta per la prima volta in Berthe Morisot, dodici anni fa, la cosa che più mi colpì di questa prima pittrice impressionista fu il fatto che una donna borghese avesse scelto di frequentare un gruppo di artisti scapestrati che andavano contro tutte le regole dell'accademia. Così, ho iniziato a raccogliere materiale, mi sono procurata il diario, le lettere, le biografie e, piano piano, ho scoperto la storia appassionante che c'è dietro agli undici ritratti di Berthe firmati da Manet.[1]

la Repubblica, 25 aprile 2013; ripubblicato in repubblica.it.

  • Manet aveva conosciuto la giovane pittrice al Louvre, dove andava a copiare i maestri scortata dalla madre. Una borghese di ventisette anni, timida e introversa, che si era messa in testa di fare la pittrice in un'epoca in cui l'Accademia era negata alle donne. Tanto infervorata da non preoccuparsi di trovare un marito. Posò la prima volta per Il Balcon, un quadro bocciato dai critici al Salon che lo definirono «tre pupazzi al balcone». Berthe è la giovane a sinistra, seduta col ventaglio in mano. L'inespressività delle altre due figure esalta il suo sguardo. Gli occhi inchiostro bucano la tela. Cosa pensa? Cosa nasconde?
  • Si è molto scritto sulla relazione tra Berthe Morisot e Édouard Manet, la loro storia è tutta negli undici ritratti che l'artista dipinse in sette anni. Documenti, lettere d'amore, se mai sono esistiti, sono andati distrutti. Parlano gli sguardi, le luci, i colori di quegli undici quadri. Il capolavoro è Berthe con un bouquet di violette e un cappellino nero con il sottogola che non riesce a domare i riccioli, le labbra semichiuse come sul punto di dire qualcosa di impertinente. La giovane impaurita affacciata al balcone è adesso una donna sensualee sicura. In quattro anni è trasformata. Miracoli dell'amore?
  • Ufficialmente la signorina Morisot è nubile. Manet la ritrae sempre in nero: con indosso una mantella, nascosta dietro un ventaglio, di tre quarti, adagiata su un sofà. Berthe posa per Manet e dipinge. Aspetterà di compiere 33 anni prima di sposare senza passione il fratello Eugène Manet. Un modo indiretto per sentirsi «la signora Manet». Rimanere in famiglia. E mentre i suoi quadri sono in tutti i musei del mondo, Berthe Morisot riposa nel cimitero di Passy accanto a Édouard.

Intervista di Tiziana Viganò, milanonera.com, 23 febbraio 2022.

  • [Nel libro troviamo l'anatomia di un mostro, Biagio Rea, ma anche la vittima lo è. Chi è un mostro? Forse è vicino a noi e non lo sappiamo riconoscere] È proprio così. Il mostro non è riconoscibile. La sua natura è conosciuta soltanto dalle sue vittime. Per scoprirla ci vogliono indagini e spesso nemmeno bastano. Il titolo di lavoro del romanzo era I miei due mostri, perché in fondo, come la protagonista Nora, io non faccio una graduatoria del Male. Vittima e carnefice nel libro sono due incarnazioni del Male.
  • [Dentro di noi c’è una parte oscura spesso inaccettabile, non è sempre facile controllare gli istinti peggiori. Ma abbiamo molti filtri che ci aiutano, la legge morale, la legge dello Stato, l'educazione, l'istruzione, la religione: tutto quello che ci controlla e ci limita, evitandoci atti cruenti o criminali. Al contrario di chi questi filtri non li ha.] Secondo me non è soltanto una questione di filtri. Tutti noi potremmo commettere atti violenti in un momento di follia. I criminologi li chiamano "delitti d'impeto" e credo che vengano concesse delle attenuanti a chi li commette. C'è però chi nasce col male dentro e non c'è legge morale che possa impedire alla natura violenta di manifestarsi. Non credo che siamo tutti potenzialmente mostri. Non lo credo affatto. Mostri di nasce.
  • [Mi permetti qualche domanda personale? Hai scritto molti libri di successo. Quanto è stata facile o difficile la scalata? Il tuo essere donna ti ha limitato?] Ho cominciato a scrivere dopo i quarant'anni, e soltanto quando mi sono sentita pronta. Nei decenni precedenti ho letto, ho letto tanto. Raccoglievo materiale sulla pittrice impressionista Berthe Morisot perché sapevo che un giorno avrei raccontato la sua storia. Il giorno è arrivato vent'anni fa. L'incipit lo scrissi una sera prima di andare a cinema. Sentivo un'urgenza che non poteva aspettare e quell'incipit non l'ho mai cambiato. Quando l'ho finito l'ho consegnato a un agente letterario, quello che mi avevano detto fosse il più cattivo. Aveva scritto una letteraccia a un amico distruggendogli il suo romanzo e ho pensato che fosse la persona adatta per dirmi se ero capace di scrivere. È cominciata così. Ma non ho avuto nessuna limitazione in quanto donna.

Note

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  1. Citato in Libri: Manet e la sua modella, una storia mai raccontata, adnkronos.com, 21 settembre 2006.

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