Carlo Borgomeo

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Carlo Borgomeo (1947 – vivente), imprenditore e dirigente pubblico italiano.

L'equivoco del Sud[modifica]

Incipit[modifica]

Nella bellissima chiesa di Santa Maria della Sanità, nel cuore di uno dei quartieri più incredibilmente contraddittori di Napoli, quasi un paradigma delle straordinarie ricchezze e del degrado civile della città, vi è una lapide che ricorda i campanari di quella chiesa: tra di essi Pasquale Borgomeo, mio trisavolo. (p. VII)

Citazioni[modifica]

  • Il Sud [Italia] che conosciamo è molto diverso al suo interno per la combinazione di fattori di ricchezza, di occupazione, di tenuta istituzionale, di qualità della vita, di densità delle relazioni comunitarie, di presenza della criminalità organizzata. Anche al Sud vi sono aree di relativa ricchezza senza sviluppo e spesso i territori peggiori non sono quelli più poveri, ma quelli in cui il degrado delle relazioni sociali ha sostituito la comunità virtuosa con quella perversa. Sembra concretizzarsi, in tanti territori, quella che Elinor Ostrom, Nobel per l'economia nel 2009, nel suo libro Governare i beni collettivi, chiama la "tragedia dei beni collettivi": l'incapacità, cioè, delle comunità locali di valorizzare i beni comuni (pp. 6-7).
  • La mia tesi è che, dopo l'avvio della Cassa per il Mezzogiorno, impegnata in una straordinaria opera di ristrutturazione primaria, che aveva carattere di vera e propria emergenza, vi sono stati molti soldi, molti tentativi di spallate ed interventi "risolutivi", molte innovazioni negli strumenti, ma poche scelte politico-strategiche degne di questo nome e tutte sostanzialmente sbagliate compresa quella, potente ed affascinante, della grande industrializzazione di base, ispirata e governata da Saraceno. L'iniziativa è stata prevalentemente orientata ad assicurare risorse, a trasferire modelli, a spostare al Sud soggetti e processi di sviluppo, in una logica strettamente quantitativa e con una sostanziale sottovalutazione dei soggetti, delle potenzialità, delle esperienze meridionali, considerato di fatto marginali, comprese l'agricoltura. (p. 8)
  • Aver assunto la cultura del divario come riferimento nelle politiche per il Sud ha determinato, peraltro, un effetto sociale e politico particolarmente rilevante [...]. I gruppi dirigenti [...] per anni sono stati selezionati – più spesso cooptati – e si sono affermati in ragione della loro capacità di rappresentare i problemi, le debolezze, di denunciare con forza le situazioni di disagio, di rivendicare interventi e risorse dal centro, di "fare giustizia" e di rendere possibile lo sviluppo. [...] Diventano [così] irrilevanti i percorsi locali di sviluppo, i progetti piccoli ma realistici, la prassi della manutenzione, gli obiettivi intermedi. Anche fare rete a livello locale diventa sostanzialmente inutile perché quello che conta è la rete verticale, il rapporto con il centro, da piazzale Kennedy a via Boncompagni, da via Veneto a via XX Settembre; e poi, negli anni, anche "alla Regione" e a Bruxelles. (pp. 26-27)
  • Nel sociale, complessivamente inteso, vi è la migliore classe dirigente potenziale del nostro Sud [...]. Nel terzo settore, dove pure vi sono personaggi e qualche volta interessi ambigui, dove alcune esperienze sono molto dipendenti se non satelliti di soggetti politici, vi sono personaggi di notevole spessore. Non solo generosi, capaci di donarsi, in qualche caso fino all'eroismo, ma forti di pensiero e di strategia; pronti alle sfide dell'innovazione e a mediazioni intelligenti. Chissà se proprio la tradizionale marginalità di questo mondo, sostanzialmente estraneo ai grandi giochi, alle grandi promesse ed alle grandi attese per le politiche per il Sud, non abbia favorito l'emergere, al suo interno, di soggetti più responsabili e forti. Io penso di sì, e penso che dovremmo guardare di più a loro e al loro modo di stare sul territorio, per "ringiovanire" la nostra politica. (pp. 34-35)
  • Per i bandi europei si è affermata una singolare figura professionale che si fa fatica a definire progettista: quelli che sono in grado di rispondere al bando. La qualità della proposta progettuale lascia il campo ad una sorta di capacità di adesione alle richieste del bando; e questi professionisti accumulano una strana, e per certi versi invidiata, competenza fatta di timbri messi al posto giusto, di ceralacca per sigillare le offerte, di conoscenza dei requisiti formali, di capacità per capire se "vale la pena" partecipare, di nessuna passione e condivisione della sostanza progettuale. (pp. 39-40)

Bibliografia[modifica]

  • Carlo Borgomeo, L'equivoco del Sud. Sviluppo e coesione sociale, Laterza, 2013.