Carlo Poma

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Carlo Poma

Carlo Poma (1823– 1852), medico e patriota italiano.

Citazioni di Carlo Poma[modifica]

  • Fu da me il signor Commissario Rossi [Che sfuggì a un attentato alla sua vita] colla mia lettera in mano, mi ha abbracciato, ha pianto, si è trattenuto per buona pezza d'ora famigliarmente. Io benedico il momento, che mi determinai a scrivergli. Così muoio in pace con tutti.[1]
  • Gli arredi della mia stanza sono un pagliericcio, nel vero senso della parola, e due olle di terra cotta, una per deporvi gli escrementi, l'altra per attingervi l'acqua di cui è mantenuta piena. Si fa presto, come vede, ad immaginarsi la mia stanza.[2]
  • Ma quanto fu vano il mio sogno e false le mie speranze! La casa si è mutata in confortatorio. Al coro delle vergini subentrarono i secondini e i picchetti dei soldati; alle armonie musicali succedettero il rullo dei tamburri e gli heraus delle guardie; in luogo degli amplessi materni ricevo un capestro strozzatore.[3]
  • Oh! la misera non avrebbe mai pensato che le sue cure per me fossero premiate col mio patibolo; e molto meno avrebbe creduto che il suo Beniamino la precederebbe nel sepolcro, trascinatovi dalla morte di capestro! Mi perdona, o madre mia, deh! mi perdona! Ciò che io feci non ebbe altro scopo, che di giovare alla mia patria e all'Italia. Intesi dare uno sviluppo ai principi di carità fraterna e nazionale; i quali tu mi apprendesti fino dall'infanzia.[4]
  • Se io sento assai, se mi sono reso popolare, se ebbi tanta premura per gli ammalati, se ardentemente amai, come amo ognora, l'Italia e la sua indipendente libertà, se mi furono deliziosi gli studi, non gravi i sacrifici, venerabile la religione, tutto debbo alla pietà di mia madre![4]
  • Se io sono carcerato, e condannato, lo sono per il grande amore che posi alla libertà, all'uguaglianza e quindi all'indipendenza del nostro paese.[5]

Citazioni su Carlo Poma[modifica]

  • Appena me lo consentirono le mie occupazioni del Seminario, mi recai nelle ore pomeridiane da Carlo, il quale stava leggendo. Non pareva un uomo, che fosse stato quel giorno condannato a morte da subirsi dopo tre giorni. Imperocchè era calmo e tranquillo, come chi non ha né rimorso, né paura, e sa di essere in paese amico, amato e benedetto da suoi fratelli. (Luigi Martini)

Note[modifica]

  1. Citato in Luigi Martini, Il Confortatorio di Mantova negli anni 1851,52,53 e 55, 1867, Tipografia Benvenuti, Mantova, p. 432.
  2. Da lettera spedita alla madre dal carcere della Mainolda, citato in Anna Filippini Poma, Cenni biografici e scritti varj di Anna Filippini Poma e del dottore C. P. martire dell’indipendenza italiana, Mantova 1867, p. 85.
  3. Citato in Luigi Martini, Il Confortatorio di Mantova negli anni 1851,52,53 e 55, 1867, Tipografia Benvenuti, Mantova, pp. 416-417.
  4. a b Citato in Luigi Martini, Il Confortatorio di Mantova negli anni 1851,52,53 e 55, 1867, Tipografia Benvenuti, Mantova, p. 409.
  5. Citato in Luigi Martini, Il Confortatorio di Mantova negli anni 1851,52,53 e 55, 1867, Tipografia Benvenuti, Mantova, p. 392.

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