Carmen Pellegrino
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Carmen Pellegrino (1977 – vivente), scrittrice e storica italiana.
Intervista di Luca Fiore, clonline.org, 4 gennaio 2022.
- Tutti vorremmo essere felici. Magari si potesse nascere con un bagaglio di felicità garantito per tutti: tu vieni al mondo e ti danno la felicità a cui hai diritto… Ma non è così. Siamo attraversati da sentimenti, stati d'animo, emozioni contrastanti. E quando parliamo di felicità ci riferiamo al benessere collettivo a cui uno dovrebbe partecipare dando il proprio contributo. Ma è una trappola. Perché cosa deve fare chi non ce la fa a corrispondere agli standard di felicità? Senza tirare in ballo il tema della depressione, mi riferisco a quelle fasi della vita di ciascuno in cui siamo presi dalla malinconia, dalla tristezza, dal fallimento. Sono momenti in cui preferiamo non farci vedere dagli altri, perché ci respingerebbero temendo di essere contagiati dal nostro umore. E quindi che cosa si fa? Ci si rifugia in casa. L'appartamento non è più soltanto il luogo della vita domestica, ma quello di una dimensione a cui ci condanniamo per paura di essere respinti. È la logica dei social network, dove si mostra la parte migliore di sé. Sempre senza complessità e senza mai tirare in causa l'ombra, che invece è parte di noi. Come nei dipinti di Caravaggio.
- [Ma non era il pittore della luce?] Quella che rifulge nei suoi dipinti la vediamo per contrasto. Sulla tela lui mette l'ombra. L'esplosione di colore viene fuori dal buio. Anche i suoi modelli sono furfanti, malfattori, cadaveri di prostitute... Luce e ombra sono entrambe parte di ciò che siamo, solo che noi tendiamo a rifuggire la seconda. Ci fa paura, chiama in causa il luogo oscuro, nostro e quello degli altri. Così si crea quella cosa aberrante che è il senso di colpa per lo stato d'animo. Già c’è il peccato originale e la fetta di debito pubblico che ci spetta alla nascita... Se ci incolpiamo anche di non riuscire a essere in linea con gli standard di felicità che la società ci richiede, diventa davvero difficile non soccombere.
- [Ma quando parla di felicità nel senso autentico, che cosa ha in mente?] Non doversi chiedere se si è felici oppure no. Non doversi vergognare di non esserlo. Non doversi sforzare di entrare in una definizione. Il sapere di poter attraversare nella propria vita dei momenti bui e di trovare degli occhi compassionevoli. Leopardi parlava di «uomini compassionevoli», che ti accolgono comunque, nonostante tu sia portatore di qualche malessere.
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