Casimir Pierre Périer

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Casimir Pierre Périer in un ritratto di Louis Hersent (1827)

Casimir Pierre Périer (1777 – 1832), politico e banchiere francese.

Citazioni di Casimir Pierre Périer[modifica]

  • Qualunque riforma è chiamata utopia da coloro, di cui disturba le abitudini![1]

Citazioni su Casimir Pierre Périer[modifica]

Louis Marie de Lahaye de Cormenin[modifica]

  • Egli attraeva i legittimisti per la secreta predilezione di Carlo X alla sua persona, né poterà essere sospetto a Luigi Filippo, non avendo giammai servito altro padrone. La sua dialettica piena di passione, lo rendeva meravigliosamente adatto a lottare contro l'Opposizione, da uomo ad uomo, da sdegno a sdegno. Era un personaggio di fatti e modi acerbi, dotato più di risolutezza parlamentaria che di coraggio personale, presto sempre a dare l'assalto alla tribuna, come, glie lo dava di fatto.
  • L'alta sua statura persino, i suoi modi imperativi e bruschi, gli occhi velati da folte sopracciglia e pieni sempre di un rosso cupo ed ardente, compivano l'insieme della sua circostanziale superiorità. Sembrava egli fatto pel comando, né alcuno, nemmeno il vincitore di Tolosa[2], pensava a disputarglielo.
  • Si paragoni [...] il ministro Martignac al ministro Périer. Il primo parte dal dispotismo ed arriva, sebbene a passi lenti, alla libertà; il secondo parte dalla libertà, e cammina rapidamente verso il dispotismo. L'uno spiritoso, insinuante, affettuoso nelle maniere, urbano di lingua, conciliatore nelle sue transazioni: l'altro, duro, altero, atrabiliare, dispregiatore, imperioso.
  • Quest'uomo bilioso aveva, negli ultimi suoi giorni, un'energia burrascosa che lo minava e trascinavalo rapidamente verso la tomba. Ei sommoveva, esaltava, per una tal quale simpatìa convulsiva, tutte quelle indegne passioni che sonnecchiavano sempre nel recondito dei cuori più tranquilli. Alla sua voce, i due partiti della Camera erano presti a scagliarsi gli uni su gli altri, e i deputati avrebber potuto considerarsi piuttosto per un ospitale di pazzi furiosi e scatenati, che per un'assemblea di gravi legislatori.
    Gli occhi di Périer gettavan fuoco e sangue: ardevano come febbre le sue parole; aveva infiammato il cervello. Egli maltrattava, spronava, tiranneggiava la maggiorità del pari che la minorità, e rendeva attoniti gli altri ministri. Non si distinguevano più allora, terzo partito, ministeriali puri, dottrinari. Périer non lasciava alle frazioni della maggiorità il tempo di riconoscersi, di numerarsi. Ei le riuniva, le comprimeva sotto le sue dita convulse, ed inviava confusamente alla pugna Dupin, Thiers, Guizot, Barthe, Jaubert, Jacqueminot e Keratry. La maggiorità non gli obbediva per convinzione, caparbietà o sistema: cedeva macchinalmente alla volontà, all'ira di quel maniaco.

Note[modifica]

  1. Citato da Giulio Prinetti Di Merate nella 2a Tornata del 21 maggio 1894 della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).
  2. Allusione a Nicolas Jean-de-Dieu Soult (1769-1851), generale e ministro francese, comandante delle truppe francesi nella battaglia di Tolosa del 1814.

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