Cerchiobottismo

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Citazioni sul cerchiobottismo.

  • Grazie ad una nuova categoria dello spirito pubblico (o se si vuole della cultura nazionale o nazional-liberale) si sta diffondendo un nuovo interesse per antichi oggetti, che un tempo erano molto presenti nell'esperienza quotidiana, ma che oggi sono quasi soltanto di competenza dei produttori del vino più pregiato: mi riferisco alla dimensione umana e ideologica chiamata cerchiobottismo, che ha dato nuova dignità e nuova visibilità pubblica alle botti di legno e ai cerchi metallici che ne costituiscono l'intelaiatura. Come categoria spirituale, questo cerchiobottismo prescinde da ogni riferimento al vino e che la botte serve a conservare: si riferisce al nudo corpo della botte, senza preoccuparsi in nessun modo di botti piene e di mogli ubriache, né di buon vino di botte vecchia, né di chi possa entrare dentro la botte stessa (nessun ricordo dei crudeli supplizi antichi come quello che i Cartaginesi inflissero al troppo leale Attilio Regolo, chiudendolo dentro una botte irta di chiodi). Il cerchiobottismo sembra comportare, piuttosto, un implicito richiamo ad un mestiere in disuso, quello del bottaio, che nel costruire e mettere in sesto la botte poteva certo colpire con martello o altri attrezzi sia il corpo metallico del cerchio, sia quello ligneo della botte: individua insomma la botte e il cerchio come modelli generali ed universali, forme aristoteliche idealmente distinguibili al di là del loro sostanziarsi di materia, del loro attuarsi in contenuti e situazioni particolari. (Giulio Ferroni)
  • Il colpo assestato al coperchio e quello, alternativo, alla botte era la magistrale e abile prerogativa dei remoti "bottari", che nella complessa fase di assembramento delle doghe dovevano infliggere in contemporanea opportuni colpi di martello sia alle stesse perché non si scompaginassero che ai cerchioni in ferro destinati ad avvincerle. Nel tempo l'espressione "dare un colpo al cerchio e uno alla botte" assunse il senso di doversi comportare, per precauzionali motivi di prudenza, in maniera da contemperare due contrapposte esigenze, ripartendo fra entrambe il torto e la ragione. Nulla quindi di opportunistico, di sottinteso o di farisaico quale oggi conferito dal politichese al modo di dire, mediante la forzata unificazione di due innocenti lemmi, tesa a deplorare l'ambiguità di quanti, pur professando differenti posizioni ideologiche, colludono fra loro per solo reciproco tornaconto. Alla faccia del buon vino da immettere nelle caste botti faticosamente strutturate dai loro leali fabbricanti, incapaci di sospettare che quella limpida fatica avrebbe dato squallido nome a un tanto discutibile comportamento. (Renato De Falco)
  • L'arbitro neutrale non fischia mai per non scontentare nessuno, cioè è un pessimo arbitro. L'arbitro cerchiobottista cerca di fischiare una volta da una parte e una volta dall'altra e anche lui è un pessimo arbitro. L'arbitro imparziale fischia ogni volta che gli pare giusto farlo, alla luce di regolamenti, della sua coscienza, dei pesi e delle misure che è abituato ad applicare in ogni partita, su tutti i campi, nei confronti di chiunque gli capiti a tiro. A parità di comportamenti pari sanzioni. Ecco questo e solo questo è un buon arbitro. (Marco Travaglio)
  • Per «cerchiobottismo» deve intendersi dunque la tendenza a dare, come dice la massima popolare, un colpo al cerchio e uno alla botte. E cioè, secondo il Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia: "Destreggiarsi fra due contendenti, dando un po' di torto all'uno e all'altro, in modo da non scontentare nessuno e mantenersi in una posizione non compromettente". Dalla stessa fonte, si può ricavare la definizione di cerchiobottista: "In lui si riconosce soprattutto il praticone politico che sa dare il colpo al cerchio e alla botte". Ecco: il "praticone politico", colui che usa destreggiarsi fra due contendenti, per dare un po' di torto all'uno e all'altro, senza compromettersi troppo. Quanti nomi e cognomi vengono in mente. Cerchiobottisti e monopesisti di tutt'Italia, unitevi! (Giovanni Valentini)

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