Comiso
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Citazioni su Comiso e i comisani.
- Comiso è un paese nell'estremo lembo della Sicilia orientale, cresciuto secolo dopo secolo ai piedi degli Iblei, nel punto in cui il monte perde vigore e s'arrende ai vigneti e ai seminati della pianura. Le case – nane, tozze, ma le rallegra agli stipiti un'improvvisa pergola di gelsomino – in parte salgono verso i primi carrubi della costa; in parte si sporgono sul greto dell'Ippari, ridotto ormai da pozzari e ladri d'acqua a una ruga sottile e secca; in parte fanno ressa e cicaleccio intorno a un'antica fontana. Qui la gente è (ma bisogna forse già dire era) d'indole operosa, di sangue tiepido e savio, non senza qualche goccia di calcolo, di avarizia: disposta perciò a far festa piena, indigestioni comprese, non più di due volte l'anno, in occasione delle solennità rivali dell'Annunziata e dell'Addolorata, e anche allora solo per non sfigurare, nella propria ironia e misura ionica, al paragone con le baldanze della vicina Vittoria.
- Non un'Arcadia era certo allora la vita a Comiso, per i tanti che il bisogno sparpagliava nel pulviscolo dei minuti mestieri: il lampiunaru che all'imbrunire, appoggiata la scala al fanale, saliva a suscitarvi con uno zolfanello le solenni meraviglie della luce; per la fimmina r'e sanquetti, pronta ad accorrere al capezzale del pletorico col suo boccale pieno di domestici mostri; per lo scucciarinu che, dopo aver consumato fuorivia su rozze e cani randagi i suoi riti sinistri, tornava in paese portando sulle spalle un sacco di pelli sanguinolente – e lo seguiva, roteando lenta, una nuvola di corvi; per la pilucchera che andava di casa in casa a pettinare e a sciogliere capigliature inestricabili e ferine come criniere; per l' ammola fuoffici e cutedda, aspettato alla finestra con impazienza dalla solerte sartina e dal pensoso assassino... Quanti modi di campare, allora, uno più fantasioso dell'altro: 'u luppinaru, 'u vastasi, 'u gnuri, 'u tincituri... Più in basso, naturalmente, nel girone più nero, c'era il contadino.
- Si moriva facilmente a Comiso, allora. Si moriva quando la piena invernale tramutava i declivi delle strade in alvei di fiumi senza freno, che scalzavano talvolta i muri di tufo e se li portavano via. Si moriva d'inedia e di stenti, come durante la carestia del '95, quando la popolazione si ridusse a nutrirsi quasi esclusivamente di carrube.
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