Consuelo Mangifesta

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Consuelo Mangifesta (1968 – vivente), ex pallavolista italiana.

Citazioni di Consuelo Mangifesta[modifica]

  • Credo che in ogni paese ci sia lo sport nazionale a prevalere. In Italia succede con il calcio. C'è l'attenzione totale della gente ma ci sono soprattutto i soldi che influenzano le tv, la carta stampata e persino Internet con un mondo che gira intorno al pallone e ai suoi protagonisti. Per cui non si può avere la pretesa di pretendere che la stessa attenzione si sposti sul volley.[1]
  • La pallavolo, così come tante altre discipline, vive di episodi e bisogna saperli sfruttare. Il volley piace, attira l'attenzione ma non smuove costantemente le masse. Bisogna farsene una ragione. Mi fanno sorridere tutti quelli che vorrebbero il volley in prima serata su Rai 1.[1]

Intervista a Consuelo Mangifesta

Manuela Erbì, Pietro Alessandri, Antonio De Salvo Lupo (a cura di), volleynet.it, 2011.

  • [«Nella pallavolo femminile gli allenatori e gli staff sono spesso composti da uomini, credi che potrà cambiare in futuro questa situazione? A te personalmente piacerebbe allenare?»] È un po' la storia degli sport. Dov'è che ti è capitato di vedere allenatrici donne? Penso che sia frutto di vecchie abitudini. E così si è radicato il concetto dell'allenatore maschio. Da noi le allenatrici sono davvero mosche bianche. Le capacità delle donne sono indiscusse, questo senz'altro. Ma avere a che fare con un gruppo di donne non è affatto facile. Io, per esempio, non mi sarei mai potuta adattare ad un'allenatrice. Forse perché avevo bisogno di girarmi in panchina per vedere lo sguardo inferocito di un uomo e, onestamente, non vedo possibilità di grandi cambiamenti all'orizzonte.
  • Matera per me è stato il trampolino di lancio. Sono andata a Matera perché volevo giocare titolare e quella era l'unica opportunità che avevo. Volevo fare un anno in Basilicata per poi fuggire al nord. Morale: ci sono rimasta 10 anni ed ho vissuto i momenti più esaltanti della mia vita: un'intera città ai nostri piedi, ci sentivamo le regine anche perché, proprio noi, avevamo tolto lo scettro a Ravenna che vinceva da 11 anni. È stata la soddisfazione più grande che potessi provare! Per me la Teodora Ravenna non avrebbe potuto mai perdere e invece è successo proprio contro la sottoscritta. C'era una rivalità pazzesca, ogni partita era una guerra. Finale scudetto, finale Coppa Italia e persino la finale di Champions. Non vinsero mai.
  • [...] io non ho cercato di apprendere da chi mi ha giocato accanto. Ero una giocatrice con determinate caratteristiche che ho cercato di perfezionare e sfruttare al meglio. Però ho guardato con grande ammirazione un po' di giocatrici che mi sono passate accanto: Paula Weishoff, Rita Crockett, Keeba Phipps, Mireya, Regla Torres. Fenomeni! La giocatrice con la quale avrei voluto giocare è sicuramente Eleonora Lo Bianco. Una palleggiatrice che sicuramente mi avrebbe reso la vita d'attaccante molto più semplice.
  • Certo che il rally point è stata una svolta. Il cambio palla rendeva le partite interminabili e ti potevi concedere anche qualche errore di troppo perché sapevi di poter rimediare, cosa che con il rally point non accade: ogni errore è punto per gli altri. Inizialmente si era tolta un po' di spettacolarità al gioco perché era diminuita la percentuale di rischio. In pochi se la sentivano di tirare a tutto braccio sul 23 pari. Poi, con il tempo, è subentrata l'abitudine a gestire meglio i momenti delicati e quindi lo spettacolo è tornato. Io personalmente l'ho molto apprezzato anche se all'inizio facevo un sacco di danni... tiravo forte dalla prima all'ultima palla e non mi rendevo conto che in alcuni momenti avrei dovuto preferire la testa alla forza... ma questa era una mia caratteristica.

Note[modifica]

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