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Cristóbal de Villalón

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Cristóbal de Villalón (1501? –), scrittore spagnolo.

Dal Viaggio in Turchia

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  • [Napoli] È una bellissima città, grande suppergiù come Siviglia, provveduta di tutto quel che si può desiderare, e a buon mercato; ha una nobiltà numerosissima, e ci sono più prìncipi che in tutto il resto d'Italia. (Pietro, p. 30)
  • Tutta la città è costruita proprio sulla sponda, ed ha un bellissimo porto, dove stanno navi e galere, che si chiama il Molo; i Napoletani sono fra la più destra ed elegante gente a cavallo che ci sia tra tutte le nazioni, ed allevano i cavalli più belli, tanto che il meno che gl'insegnano è far la riverenza e ballare. (Pietro, pp. 30-31)
  • Delle cose più insigni che ci sono da vedere a Roma, mi ricordo una casa con un grande orto che vien chiamata la «Vigna di Papa Giulio» dove si possono vedere le anticaglie più famose del regno dei Romani che esistono in tutta Roma, ed una fontana che è tanto meravigliosa che varrebbe la pena di andare di qua a là apposta per vederla. La casa e l'orto sono così stupendi che non ve li so descrivere: vi so dir soltanto che dopo essere stato un bel pezzo come istupidito a guardarli, non so io stesso ridire quel che ho visto; voglio dire, insomma, che non riesco a spiegarlo. Ma sono convinto che c'è più da vedere lì che nelle sette meraviglie del mondo messe insieme. (Pietro, pp. 36-37)
  • [Giulio III] Quanto più trionfalmente avrebbe fatto il suo ingresso il giorno del Giudizio Universale, questo Papa, se si fosse mostrato su di un carro in cui dietro di lui ci fossero state cinquantamila anime liberate da quella schiavitù dalla quale voi uscite appena, e altrettante povere orfane dotate e sposate da lui, piuttosto d'aver lasciato sulla terra un luogo[1] in cui il Signore Iddio viene offeso ogni giorno a forza di banchettare! (Mata, p. 38)
  • PIETRO – Pur essendo così ricchi i Fiorentini, a Firenze si vede una cosa che fa restar di sasso, e si è che, a non esser giorno di festa, nessuna casa di cittadini principali o di gente ricca la potrete vedere aperta. Anzi, sono così ermeticamente chiuse, finestre e tutto, che si potrebbe crederle disabitate.
    GIOVANNI – Ma dove sta allora la gente? E che fa?
    PIETRO – Se ne stanno tutti rinchiusi in casa, per guadagnarsi quel che debbono mangiare nella giornata, anche se è gente che possiede quattrocentomila ducati. E di costoro ce ne sono molti. Chi scardassa la lana con le mani; chi allarga la seta; chi fa di propria mano una cosa, chi un'altra, di modo che ciascuno si guadagna da vivere per quel giorno. È ben vero che non hanno bisogno di molto, perché tutto il loro vitto consiste nelle insalatine, come dissi a proposito dei Veneziani. (p. 51-52)
  • Per andare a Milano, che dista dodici leghe, si passa il Po lì vicino con un traghetto, e si entra così in Lombardia che è la parte migliore d'Italia. È tanto bella che, a traversarla, pare di passeggiare in un giardino: le strade sono larghissime e piane, e di qua e di là dalla via corrono due fiumicelli che irrigano tutta quella pianura, dove si produce pane e vino e legna, tutto insieme. [...] Per tutta la regione potete camminare coi quattrini in mano e andar solo, che nessuno vi darà il minimo fastidio. (Pietro, pp. 71-72)

Note

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  1. Villa Giulia.

Bibliografia

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  • Cristóbal de Villalón, Dal Viaggio in Turchia, selezione, traduzione, introduzione e note di Antonio Gasparetti, Edizioni Paoline, Bari, stampa 19625.

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