Dante Troisi

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Dante Troisi (1920 – 1989), scrittore italiano.

L'odore dei cattolici[modifica]

Incipit[modifica]

Mi hanno cacciato dall'ufficio, e sono scampato a stento alla furia dei paesani chiamati in piazza, per dare forse a Pietro il pretesto di cedere ad una passione popolare.
Pietro, io lo ricordo ragazzo; frequentava il catechismo e non era tra i più bravi. Ma, da una settimana, egli è il nuovo sindaco di Vallea, e gli spetta obbedienza.
Stamattina mi ha fatto chiamare dall'usciere. Stavo ricopiando l'atto di matrimonio di due contadini, e mi sono presentato. Seduto sull'orlo della scrivania, Pietro dondolava il piede sinistro, le mani unite sulla gamba destra, e guardava verso il balcone che sporge sulla nostra piccola piazza. Neppure il tempo di salutare:
– Buongiorno, sindaco, – ed egli ha detto:
– Don Martino, al vostro posto va Rosario.
Subito, io non ho capito: Pietro ha una voce fioca, che il microfono nei comizi propagava per le vie senza irrobustire, e poi ho pensato che il cambio non giovava al servizio, perché Rosario ha una brutta calligrafia.

Citazioni[modifica]

  • Stimo che le sofferenze del tempo presente non possono essere paragonate alla gloria futura che si rileverà a noi e ci rivestirà del suo splendore... (p. 40)
  • Non fate niente per spirito di parte o per vana gloria: ma con tutta umiltà ciascuno consideri gli altri come superiori a se stesso, e ciascuno non guardi solo ai propri interessi, piuttosto a quelli degli altri... (p. 41)
  • Mi parlano di inferno, come se io fossi inesperto o ingenuo. Ci sono soltanto inferni: la nostra libertà consiste unicamente nella possibilità di sceglierne uno e di restarvi sepolti, finché la cattiveria del prossimo o la nostra stanchezza non ci precipita in uno diverso, e il passaggio, il cambiamento ci pare una caduta, ed è invece un girarsi sull'altro fianco. (p. 43)

Bibliografia[modifica]

  • Dante Troisi, L'odore dei cattolici, Canesi, Roma 1963.

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