Emanuele Crialese

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Emanuele Crialese (1965 – vivente), regista e sceneggiatore italiano.

Citazioni di Emanuele Crialese[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

Emanuele Crialese

Intervista di Antonio Mancinelli, Marie Claire Italia, settembre 2011.

  • L'isola è la concretizzazione di una condizione esistenziale. Per lavorare, ho bisogno di "isolarmi", nel senso di rinchiudermi in me stesso. Ma anche di partire alla volta di un altrove a me sconosciuto, dove ci siano comunità unite da sempre e io venga percepito come uno straniero. Mi piace l'idea di essere uno straniero, è una dimensione costitutiva di ogni essere umano, di ogni luogo, di ogni tempo.
  • Per me il dialetto costruisce mondi. È più di una lingua, è una visione. Le faccio un esempio: uno dei miei attori, per insultarmi, mi chiama "testa di pane duro". Non è più bello di qualsiasi parolaccia in italiano? Io lo vedo: il pane raffermo, la crosta cementificata... Come difendo l'uso dell'italiano nella forma scritta, così credo che in un film far parlare un contadino senza inflessioni dialettali, non solo non funziona, ma certifica la perdita di un grande patrimonio culturale.
  • La conoscenza per me coincide con il movimento, sottintende l'idea di percorso, di evoluzione. A nessuno può essere negato il diritto di poter cercare altrove.
  • Fa parte del mio mestiere osservare, piuttosto che venire osservato. Mi comporto sempre come uno straniero. Se diventassi un centro d'attenzione, i miei poteri di osservatore si dimezzerebbero. Non mi piace apparire, non sarei mai un opinionista. Io costruisco delle immagini, cerco di creare degli impulsi elettrici tra me, i film che dirigo e il pubblico, realizzando un circuito che mi connetta con gli altri. Vorrei che le mie immagini parlassero per me.

"Il mio cinema è contaminazione, la Sicilia la luce ispiratrice"

Citato in Simona Santoni, panorama.it, 13 giugno 2012.

  • Ho diversi progetti, continuo a scrivere, ho delle idee. Sto cercando... apposta sono qui in Sicilia.
  • Ho trovato più talenti in Sicilia che altrove nel mondo.
  • Il mio cinema parla di integrazione e diversità, mi interessano molto.
  • Mi piacciono le contaminazioni, termine che però spesso viene usato in accezione negativa. Credo sia molto importante per la razza umana mischiare i contorni, altrimenti rischiamo di diventare delle celle. Contaminandoci lo sguardo diventa più genuino: andare via da casa dà una nuova visione anche nel ritorno.
  • Sono un po' lento per l'industria cinematografica. Ogni film ha il suo tempo di gestazione e quando esce fuori è perché lo sento necessario.
  • Per me la Sicilia ha una luce particolare, qualcosa di primordiale. Io non sono nato in Sicilia anche se mia madre è di Palermo. È come se con questa terra ci fosse un richiamo anche più lontano della mia esistenza, che appartenga alla mia memoria. Scrivo volentieri qui, c'è un'aria speciale, istintiva. Non mi va neanche di dargli un nome sennò darei dei confini che non ha.

«Per cambiare il nome sul passaporto ho dovuto lasciare un pezzo del mio corpo»

Intervista di Valerio Cappelli, corriere.it, 4 settembre 2022.

  • [Su L'immensità] È il film che inseguo da sempre, il più desiderato. Ora sono pronto. Se l’avessi fatto prima sarebbe stato palloso e didascalico, un poveraccio che usa la crisi di genere. Ho aspettato per avere consapevolezza di me e del linguaggio cinematografico. Si può raccontare una storia quando si è capaci di esprimersi. Una rinascita. Ero pronto a rinascere con questa storia.
  • Io sono quello che sono, perché devo rassicurare? C’è bisogno che dica io sono maschio o femmina? Sono quello che lei ha davanti, non basta? Sono e non sono, essere o non essere... Spero di non minacciare nessuno. Voglio dire una cosa politica: questo Paese sta cambiando, siamo impauriti, tutto si può fare tranne avere coraggio. La donna è la parte migliore dell’uomo che sono, è quella dentro di me, è l’oggetto dei miei desideri, è lei che ascolto più volentieri. La donna è un campo di battaglia, dà la vita, allatta, rinuncia, si sacrifica, ha lottato per emanciparsi. Descrivere un uomo sarebbe noioso
  • Per cambiare la A con la E del mio nome, ho dovuto lasciare un pezzo del mio corpo, il pegno che mi ha chiesto la società, sennò non avrei potuto cambiare nei documenti.

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