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Emilio Treves

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Emilio Treves in un ritratto di Vittorio Matteo Corcos (1907)

Emilio Treves (1834 – 1916), imprenditore, editore e giornalista italiano.

Citazioni su Emilio Treves

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  • La fortuna stessa s'era presto accorta che era inutile far la ritrosa con Emilio Treves. Un po' con l'ostinazione, molto col suo grande talento, più ancora con quella malizia contenta che disarmava anche i nemici, egli l'avrebbe ridotta a secondare i suoi desideri. E allora gli fu amica. Dove andava Emilio Treves ella andava; fosse pure presso a un pacato tavolino da giuoco. Ammirava certo quell'ometto un po' ansante, dal mento ampio roseo e ben rasato, dagli scopettoni candidi, dagli occhi frizzanti sotto molto peso di palpebre, divenuto ormai il patriarca di una vasta famiglia; quell'uomo al quale tutti volevano bene perché aveva la candida ostentazione dei suoi pittoreschi difetti e la scanzonata modestia delle sue immense qualità; quell'uomo che era uno degli spiriti più vivi, più pronti, più originali del nostro tempo, quell'uomo che costruì un superbo edificio di lavoro e di coltura che onora il nostro paese, quell'uomo che pareva celare entro una breve statura, la grandezza della sua forza.
  • La serenità di Emilio Treves fu straordinaria. In principio egli opponeva agli uomini e ai casi la sua imperturbabile calma; poi, con una specie di seria amenità, e un po' di sordità tra reale e leggendaria. Con quella sua magnifica adattabilità egli aveva tratto profitto anche da questa disgrazia. Talvolta non sentiva; spesso si rifiutava di sentire. E intanto rimoveva le carte sul suo tavolo, con le mani minute, con le dita che si raggruppavano in una specie di punta fatta di cinque punte come intorno a una penna, o piantava gli occhiali bassi sopra una bozza di stampa, e assaporava il virginia, e correggeva qua e la una virgola, un carattere, una parola. Correggeva tutto e tutti. Era un dominatore.
  • Noi che abbiamo conosciuto il Treves illustre e potente, il Treves un po' scettico e un po' caustico degli ultimi anni, un po' malinconico per la solitudine nella quale l'avevano lasciato, morendo, i suoi più splendidi amici, appartato ormai da tutto quello che non era il mondo abituale dei suoi affari, il Treves, al quale la ricchezza conquistata e l'abilità con la quale sapeva accrescerla avevano dato una fama d'uomo positivo e preciso, non possiamo immaginarlo ai primi passi, quando egli batteva le vie un poco zingaresche della letteratura. Eppure aveva cominciato con un dramma, e a tredici anni, all'età nella quale, di solito, l'unico teatro che si fa è quello dei burattini. Il dramma s'intitolava Ricchezza e miseria. Che egli sia riuscito a farlo rappresentare è sorprendente; ma è più sorprendente ancora che sia riuscito a farlo applaudire nella nativa Trieste.

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