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Fabrizio Desideri

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Fabrizio Desideri (1953 – vivente), filosofo e accademico italiano.

Il «fantastico» Scheerbart

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Già nel 1930 qualcuno si domandava dalle colonne di un giornale tedesco se Paul Scheerbart fosse veramente vissuto. E con sillogistica consequenzialità rispondeva subito negativamente. «Se egli fosse veramente vissuto – argomentava – come sarebbe possibile che oggi si sia perfettamente sepolto e dimenticato?» Nella domanda dell'articolista – quell'Eberhard Buchener che una ventina d'anni prima aveva dedicato un saggio allo Scheerbart drammaturgo – che oltre all'ovvio fine che persegue o al trasparente rammarico da cui nasce, fa capolino una verità. O, almeno un problema: quello dell'esistenza mondana dello bizzarro scrittore.

Citazioni

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  • L'immaginazione in Scheerbart è sovrana, ma per aprirsi continuamente allo stupore. E in questo soggiace ad una superiore legalità, ad un improdotto e imprevisto presentarsi di immagini che chiama lo sguardo all'estasi. (p. VIII)
  • Forma sferica e movimento circolare sono le «figure cosmiche fondamentali» che da Platone in poi esprimono il «concentrato concettuale della cosmicità del cosmo»; la sua perfezione. (p. VIII)
  • La sfera ruotante su se stessa che nel Timeo [Platone] è immagine del cosmo esprime la perfetta unità di moto e quiete che sta tra la divina immobilità delle idee e i moti intramondani. Di questa perfezione partecipano gli astri. Ogni astro è un perpetuum mobile. (p. VIII)
  • Più che evasioni in altri mondi, i romanzi astrali o le Astrale Novelletten (senz'altro tra le prove più belle della scrittura scheerbartiana), non sono dunque che i tentativi della fantasia di figurare la propria origine, di sciogliersi dalla contingenza in cui si sente esiliata e estranea. Weltfremd: estraneo al mondo, così si è spesso definito Scheerbart. (p. VIII)
  • La terra interessa a Scheerbart perché anche essa è un perpetuum mobile. Il Perpeb (così abbreviava l'espressione) è la sua ossessione; per tutta la vita ha cercato, con consapevole disperazione circa il suo buon esito, di costruirlo. (p. XI)
  • La miseria è forse l'iperevidente fenomeno che cerca di dissimulare l'inesistenza di Scheerbart, allo stesso modo che gli inesistenti racconti, fatti dagli amici, delle sue solenni e costanti sbevazzate cercano di dar fisicità ad un'esistenza leggendaria. (p. XII)
  • Soltanto come ombra – figura che sinistramente accenna al non-umano o debole proiezione del fantastico-astrale – Scheerbart accetta, forse, di appartenere al mondo. (p. XIII)
  • Come quello di Jean Paul lo humour di Scheerbart è distruttivo. Nasce da un'amara rabbia: «sono stato un furioso sin dalla nascita, sebbene non abbia mai avuto una ragione plausibile per la mia rabbia. Per rabbia, non per gentilezza, son diventato perfino umorista», fa dire Scheerbart al personaggio di un suo romanzo. Ma, sempre in questo, a distanza di poche pagine un altro afferma che l'humour «aggressivo» è una «specie del tutto degenerata di humour; quello genuino è l' "involontario"» (p. XIV)

[Fabrizio Desideri, Il «fantastico» Scheerbart, introduzione a Paul Scheerbart, Lesabéndio, Editori Riuniti, Roma 1982]

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