Felipe Fernández-Armesto
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Felipe Fernández-Armesto (1950 – vivente), storico britannico.
Millennium
[modifica]- La geografia dell'Europa orientale è nemica della continuità politica. Le ampie pianure, aperte all'invasione di altri popoli, le buone vie di comunicazione e le popolazioni vastamente disperse nel territorio contribuiscono a creare un ambiente in cui gli stati si formano con facilità, sopravvivono a costo di dure lotte e assai di rado conoscono un grande sviluppo. È una geografia che favorisce l'esistenza di vasti e fragili imperi, esposti continuamente al pericolo di attacchi esterni e rivolte interne. Nel nostro millennio, essi sono nati e scomparsi con sorprendente rapidità: inizialmente, i confini della Grande Polonia raggiunsero in breve tempo il Mare del Nord e il Danubio, le paludi del Pripjat e la foresta boema. Simili effimere egemonie furono stabilite dai mongoli nel XIII secolo, dalla Polonia-Lituania nel XIV e, sull'altra riva del Dnepr, dalla Polonia e dalla Moscovia nel XV secolo. Dopo un periodo di relativa stabilità prolungatosi per quasi tutta l'epoca moderna, durante il quale l'area fu contesa tra gli Asburgo, gli ottomani e i russi, la regione è tornata, in questo secolo, alle vecchie abitudini, con l'improvvisa ascesa e caduta del Terzo Reich e dell'impero sovietico. Non è improbabile che i custodi del museo galattico del futuro paragoneranno il campo di battaglia dell'Europa orientale a un «pianeta folle», sconvolto da turbinose fluttuazioni[1]climatiche, uragani cosmici e movimenti sismici. (parte prima, cap. II, pp. 60-61)
- In un lontano futuro, gli storici galattici potranno forse considerare un'intelligente e lungimirante scelta la decisione della Cina di rinunciare [nel XV secolo] all'espansione sui mari. Mentre altri potenti stati di quella che chiamiamo l'età moderna dedicarono le loro principali energie alla costruzione di imperi in terre lontane, profittevoli a breve termine, ma impossibili da mantenere, la Cina volse lo sguardo alla sua tradizionale area di competizione, espandendosi ai margini, «cinesizzando» le minoranze etniche e creando, in tempi recentissimi, imperi più agevolmente controllabili, prima a spese delle contigue comunità musulmane e poi in Tibet. [...] Indubbiamente la Cina ha evitato, in modo esemplare, gli sconvolgimenti che hanno mandato in frantumi altri imperi nella seconda metà del XX secolo e [...] sembra immune da quei processi di frammentazione che affliggono molti altri moderni superstati. Come dimostrano gli eventi della prima metà del XV secolo, la Cina avrebbe potuto possedere un impero marittimo nel mondo situato ad est del golfo del Bengala, il mondo «dietro il vento», come lo chiamavano i navigatori arabi. Avrebbe potuto svolgere un ruolo di primo piano in quella corsa per la conquista degli spazi del nostro pianeta che ha caratterizzato gli inizi dell'epoca moderna. La sua astensione da tutto questo rimane uno dei più notevoli esempi di riserbo collettivo che la storia abbia conosciuto. (parte prima, cap. V, p. 97)
- La più bella tra le carte geografiche medievali giunte fino a noi, l'Atlante Catalano disegnato a Maiorca verso il 1380 o poco dopo, non è meno ricca e intricata di quanto lo sarebbero i gioielli rovesciati da uno scrigno, risplendente com'è nelle sue immagini di creature esotiche e di incalcolabili ricchezze. (parte prima, cap. V, pp. 103-104)
Note
[modifica]- ↑ Fluttuazione, refuso, nella fonte.
Bibliografia
[modifica]- Felipe Fernández-Armesto, Millenium: il racconto di mille anni della storia del mondo, traduzione di Aldo Serafini, Mondadori, Milano, 2000. ISBN 88-04-48486-1
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