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François Grégoire

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François Grégoire (1914 – 1973), insegnante e saggista francese.

I grandi problemi metafisici

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È veramente paradossale, ma certo non molto esagerato, asserire che per la filosofia, in ogni tempo, il problema più difficile è stato quello di definire la propria natura; solo nell'epoca moderna i pensatori si trovano d'accordo, e forse definitivamente, nel concludere che essa non è né una scienza, né una super-scienza, né una disciplina al servizio della scienza – o della teologia – e neppure un semplice svago intellettuale, ma che essa costituisce essenzialmente un gusto, una inclinazione personale, quindi non «dimostrabile», non trasmissibile mediante l'insegnamento e, paragonabile, in fondo, al «sentimento artistico» o ad una inclinazione allo sport.

Citazioni

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  • Non è certo troppo ardito ritenere che fu il problema dello spirito, dell'«anima» – concepita dapprima come «soffio vitale» – ad attirare per primo l'attenzione dell'uomo, colpito dall'impressionante mistero quotidiano ed universale della morte, che riduce l'essere animato alla stato di cosa definitivamente inerte. (Capitolo secondo, I problemi metafisici, p. 17)
  • «Noi vediamo le cose quali la nostra testa se le figura. Bisogna quindi conoscere questa nostra testa», scriveva Stendhal nelle sue Pensées diverses; ciò significava definire abbastanza chiaramente i princìpi fondamentali di tutta la metafisica moderna, cioè, prima di dare una valutazione dei diversi sistemi elaborati dallo spirito umano, esaminare il funzionamento dello spirito umano stesso, giudicare in quale misura esso possa accedere alla verità. (Capitolo terzo, Il problema della conoscenza, p. 23)
  • Si è ironizzato sui filosofi che, come Bossuet[1], hanno voluto provare l'esistenza della libertà dimostrando che l'uomo è capace di muovere la mano verso destra o verso sinistra senza motivo apparente; pur tuttavia rimane sempre vero che l'uomo è il solo essere che possa tentare di definirsi da sé, meditando sul movimento della sua mano. (Capitolo ottavo, Il problema della libertà, p. 96)
  • [...] le diverse obiezioni alla nozione di Dio (male, libertà umana...), in fondo sembrano di ben poco conto di fronte ad una difficoltà valida tanto contro il panteismo quanto contro il teismo, quella del significato stesso della creazione; in parole povere: che bisogno ha una perfezione di creare un mondo di creature imperfette? Tutte le spiegazioni che si può tentare di dare a questo mistero si rivelano assolutamente insufficienti e non fanno che dare di Dio l'immagine degradante e antropomorfica di un essere desideroso di essere adorato, e di godere della propria potenza. (Capitolo nono, Il problema di Dio, p. 107)

La metafisica, le metafisiche, non rappresentano più, quindi, una raccolta di stravaganze, ma (come diceva Leibniz) le manifestazioni di una philosophia perennis. Essa è un insieme di visioni, ad un tempo vere, errate, e complementari (sempre secondo Leibniz) che diversi viaggiatori, provenienti da diversi punti dell'orizzonte, hanno della stessa città; più profondamente ancora, è un insieme di approssimazioni successive e sempre insufficienti di ciò che è essenzialmente lo «Spirito»: una insoddisfazione perpetua, un continuo rifiuto di essere una qualsiasi creazione parziale di esso, una scelta valorizzatrice, che dà un significato all'universo e senza il quale, del resto, l'universo stesso, propriamente parlando, non esisterebbe.

Note

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Bibliografia

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  • François Grégoire, I grandi problemi metafisici (Les grands problèmes métaphysiques), traduzione dal francese di Giulia Vecchi, terza edizione, Garzanti, Milano, 1960.

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