Francesca Manfredi
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Francesca Manfredi (1988 – vivente), drammaturga, scrittrice e docente italiana.
Intervista di Stefania Maruelli, sulromanzo.it, 26 gennaio 2020.
- Per la prima volta sono partita dal titolo [L'impero della polvere], di solito uso titoli provvisori che poi cambio in corsa d'opera, a volte è l'ultima cosa che decido. Un buon posto dove stare era una battuta di dialogo – una frase pronunciata da un personaggio –, infatti è venuto dopo. In questo caso, invece, è nato tutto dal titolo: ero a casa e stavo ascoltando Hurt di Johnny Cash. And you could have it all, my empire of dirt, I will let you down, I will make you hurt. Da questa frase, da quel "my empire of dirt" è arrivato L'impero della polvere. Da lì si è scatenata l'immagine di una casa abitata da tre donne.
- [Le tre protagoniste sono sole e legate da un legame di sangue, tre generazioni a confronto...] Volevo indagare il rapporto che si crea tra donne della stessa famiglia che sono rimaste sole e che condividono lo stesso spazio vitale. La nonna è sola in quanto vedova, la madre perché in parte ha deciso di esserlo, Valentina – la protagonista – ha appena dodici anni. Le tre donne sono molto diverse tra loro. La nonna rappresenta un mondo che sta finendo: è profondamente ancorata alle proprie radici e ha deciso di portare avanti un matriarcato che si è autoimposta rifiutando in tutti i modi l'aiuto degli uomini; la madre ha comportamenti disinvolti; Valentina è in piena fase di esplorazione di sé e si trova scissa tra le due. La nonna cerca di farle seguire una rigida dottrina cattolica, la madre spinge in una direzione diversa. Uno dei temi che volevo indagare è proprio questo conflitto e il rapporto di rifiuto-attrazione verso modelli diversi. Quello che la nonna non è riuscita a fare, e credo che sia una questione generazionale, è stato il passaggio di testimone. È quello che succede quando si eccede nel controllo: quando è un solo pilastro a regger la casa, nel momento in cui viene tolto la casa crolla.
- [In questo mondo matriarcale come ne esce la figura del padre?] Il padre è una figura positiva, per me rappresenta il raziocinio. Il suo vero e solo peccato è quello di non essere attivo, di essere sempre spaventato e quindi limitato nell'agire. Però è stato un buon marito ed è un padre amorevole, a suo modo presente e molto legato alla figlia.
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