Francesco Coppola (politico)

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Francesco Coppola (1878 – 1957), politico, scrittore e giornalista italiano.

Incipit di alcune opere[modifica]

Fascismo e bolscevismo[modifica]

Bisogna in verità essere ciechi, come sono o qualche volta vogliono essere gli inglesi, per pensare e affermare che l'atroce guerra civile che dilania e insanguina la Spagna sia un affare interno spagnolo, una guerra intestina come tante altre, una mera lotta di partiti, nella quale gli altri paesi non abbiano né interesse né diritto di intervenire. La verità è invece che questa rovente tragedia della Spagna altro non è che un episodio, episodio esemplare, del grande dramma della storia odierna, che tutti volenti o nolenti viviamo, e in cui si decidono le sorti dell'Europa, e può dirsi del mondo.

La vittoria bifronte[modifica]

La guerra d'Etiopia è finita. Il 2 ottobre [1935], dal balcone di Palazzo Venezia, Benito Mussolini l'annunciò al popolo italiano adunato e al mondo in ascolto; e da tutte le piazze d'Italia la gridò il popolo, che da quaranta anni attendeva questa ora. Il 5 maggio [1936], dallo stesso balcone di Palazzo Venezia, al popolo italiano nuovamente adunato e al mondo in ascolto Benito Mussolini annunciò la vittoria totale e la compiuta conquista, il 9 maggio l'Impero. In soli sette mesi, per volontà e virtù dell'Italia, sola contro tutto e tutti, la terza guerra d'Africa si concludeva con la rinascita, dopo quindici secoli, dell'Impero di Roma.

Citazioni su Francesco Coppola[modifica]

  • Il mentecatto Francesco Coppola inneggiava in quei giorni [all'inizio della prima guerra mondiale] nell'Idea nazionale al nazionalismo combattente: «non più classe contro classe , ma nazione contro nazione», non più, dunque, lotta incruenta e pacifico lavoro di riforme sociali per affermare e limitare, rispettivamente, i diritti delle diverse classi, ma lotta cruenta fra le nazioni per depredarsi a vicenda e prendere l'una il posto dell'altra; inneggiava al «ritorno dei popoli alla verità eroica», cioè alla guerra per la guerra contro l'«internazionalismo pacifista», cioè contro il solo ideale degno di un europeo sano di mente e di cuore, che sarebbe stato e sarebbe quello di contrapporre al nazionalismo bestiale e distruttore un internazionalismo umano e costruttore; inneggiava al sovvertimento dell'«equilibrio mondiale anacronistico», vale a dire al sovvertimento di quell'equilibrio che da due secoli si era cercato di stabilire sulla base di un diritto internazionale; inneggiava, in fine, alle «assise della nuova storia e della nuova civiltà», vale a dire di una civiltà – come si è visto poi – amorale e immorale che doveva fare un fascio di tutte le libertà, proclamando ed esaltando la legge del più forte. (Mario Borsa)

Bibliografia[modifica]

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