Francesco Gaeta

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Francesco Gaeta (1879 – 1927), poeta italiano.

Citazioni di Francesco Gaeta[modifica]

  • Sì: l'ho letto, dolcezza, nei poveri | occhi tuoi che al settembre novel | si riempion d'autunno e di nuvole | se una rondine segui il ciel... (da Canzone sentimentale, in Sonetti voluttuosi)

Poesie d'amore[modifica]

  • Non ti ricordi la fresca sera, | molle di nubi, plenilunar, mentre di Napoli per la Riviera | a i parapetti scrosciava il mar? || Era un settembre più che autunnale, | e Piedigrotta passata già; | dentro la Villa, pel gran viale, | avean le raffiche spersa l'està. || Moriva lungi su i mandolini | una canzone, sotto un hôtel. | Ma che profumo di gelsomini! | Parea dal mondo caduto un vel. || Non ti ricordi? Scendea la notte | sempre più opaca, su te, su me; | ci sorpassavano le ultime frotte | de le discepole, da gli ateliers. || Ci soffermammo. Nubi più grosse | spegnean de i cieli, nere, il chiaror; | tossisti, e della piccola tosse | su la tua bocca bevvi il sapor: || e stemmo avvinti, contro a le spume | che ci spruzzavano, salse, ognor più, | mentre Posillipo con cento e un lume | insanguinava l'onde laggiù... (Sera Lontana, pp. 33-34)
  • Perché più malinconici si levano, stasera, | lassù, vicino al carcere, degli ubbriachi i canti? | Muore l'ottobre, e quasi più vasta l'atmosfera | rende, e le cose e gli esseri quasi più doloranti. (da Primi freddi, p. 35)
  • Sì, vi lascio, vecchie mura, | dove un po' del cuore mio | con un tenero desio | attaccato resterà. (da Sgombero, p. 57)
  • T'adoro, sì, domenica | napoletana verso giugno: oh tu | di fragole odorosa! | oh coltri gialle e rosa | a i terrazzi! oh, profumo del ragù! || Ecco, a la chiesa prossima | chiama a distesa il campanello ancor; | nel sole, hanno per «essa», | tornata da la messa, | mobili e letto una scintilla d'or: || spunta con lumi e musica | per la salita la procession; | incede il Santo, e trema; | sul baldacchino crema | foglie di rose piove ogni balcon. || Adoro il tuo crepuscolo: | la gelsa bianca ne i panieri appar: | e l'uom de le campagne | suoi serti di castagne | su la pertica lunga ama cantar: || siede al balcone e dondola | «essa», con il ventaglio in grembo, il pié: | assorta un po', sospira | al dì che si ritira, | e ride a pena, tra le amiche, a me. (da Domenica, pp. 127-128)

Bibliografia[modifica]

  • Francesco Gaeta, Poesie, Ed. Laterza, Bari.
  • Francesco Gaeta, Poesie d'amore, Laterza, Bari, 1920.

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