Frédéric Mistral

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Frédéric Mistral ritratto da Félix Auguste Clément, 1885
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura. (1904)

Frédéric Mistral (1830 – 1914), scrittore e poeta francese.

Citazioni di Frédéric Mistral[modifica]

  • O Magali, mia tanto amata, metti la testa | alla finestra, ascolta un po' quest'albada di tam- | burini e violini. || È pieno di stelle lassù, il vento è caduto: | ma le stelle impallidiranno, quando ti vedranno. || Non più che del mormorare delle frasche, | della tua albada io fo caso. Ma io me ne vo nel | mar biondo a farmi anguilla di rocca. || O Magali, se tu ti fai il pesce dell'onda, io | il pescatore mi farò, ti pescherò. || Oh, ma se tu ti fai pescatore, quando le tue | nasse getterai, io mi farò l'uccello volatore, vo- | lerò nelle lande. || O Magali, se tu ti fai l'uccel dell'aria, io il | cacciatore mi farò, ti caccerò. || Alle pernici, agli uccellini [di becco fine] se | vieni tu a tendere i lacci, io mi farò l'erba fio- | rita e mi nasconderò nelle praterie. || O Magali, se tu ti fai la margherita, io mi | farò l'acqua limpida, t'annaffierò. || Se tu ti fai l'acquetta limpida, io mi farò il | nuvolone, e me n'andrò ratto in America, lag- | giù [non mi raggiungerai] mai. || O Magali, se tu te ne vai lungi in America, | il vento del mare io mi farò, [là] ti porterò. || Se tu ti fai vento marino, io fuggirò d'un al- | tro lato, io mi farò un incandescente sbattimento | di sole, che fonde il ghiaccio. || O Magali, se tu ti fai raggio di sole, la verde | lucertola io mi farò, e ti beverò. || Se tu ti rendi la salamandra che si nasconde | nella macchia, io mi renderò la luna piena che | nella notte fa lume alle streghe. || O Magali, se tu ti fai luna serena, io bella | nebbia mi farò, t'avvolgerò. || Ma se la nebbia m'avvolgerà, non tu per ciò | mi terrai: io bella rosa verginella sboccerò nel | cespuglio. || O Magali, se tu ti fai la rosa bella, la far- | falla io mi farò, ti bacerò! || Va', seguitante, corri, corri. Giammai giam- | mai mi agguanterai. Io della corteccia d'una | gran quercia io mi vestirò nella foresta nera. || O Maddalena, se tu ti fai l'albero dei tristi, | io mi farò la rama dell'ellera, t'abbraccerò.[1]

Mirella[modifica]

Incipit[modifica]

Sulle rive del Rodano, fra i pioppi ed i salici, in una povera casetta che si specchiava nell'acqua, abitava un canestraio che, con il suo figliolo, andava di fattoria in fattoria, per aggiustare ceste rotte e panieri sfondati.
Un giorno che padre e figlio andavano così per i campi, con i lunghi fasci di giunchi sulle spalle:
– Padre, – disse Vincenzo, – guarda il sole! Neri nuvoloni stanno per coprirlo. Se cresce il vento ci bagneremo, prima di arrivare a casa!
– Oh, – rispose il vecchio, – il vento agita le foglie, non pioverà... Se venisse dal Rodano sarebbe diverso.
– Quanta strada c'è per la fattoria degli Olmi?
– Sei miglia, – rispose il cestaio, – quello è il più grande podere della Grau! Ecco, non vedi il loro uliveto? C'è in mezzo qualche striscia di vigna e di mandorli. Ma il bello – riprese – (e di poderi simili non ce ne sono due sulla costa) il bello è che i filari sono tanti quanti sono i giorni dell'anno, ed in ciascuno gli alberi sono tanti quanti sono i filari.

Citazioni[modifica]

  • Lavorare in compagnia salva dalla noia. Soli si è così svogliati! (p. 18)
  • Bella mia, ragazze e parroci non sanno quale sarà la loro patria e dove andranno (dice il proverbio) a mangiare il loro pane.

Note[modifica]

  1. Da Mirèio, canto III, traduzione di Giosuè Carducci in Edizione nazionale delle Opere di Giosuè Carducci, volume ventinovesimo, Versioni da antichi e moderni, Nicola Zanichelli Editore, 1943, p. 343.

Bibliografia[modifica]

  • Fridericus Mistral, Mirella, traduzione di Rita Mortara, SAS Eitrice, Torino 1953.

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