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Gabriele Tinti (poeta)

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Gabriele Tinti al Queens Museum di New York nel 2013

Gabriele Tinti (1979 – vivente), poeta e scrittore italiano.

Citazioni di Gabriele Tinti

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  • Tutti noi proviamo un senso di alienazione, di estraneità dal mondo. Tutti noi sentiamo la necessità di fuga dalle trappole materiali di questa vita vissuta come terra straniera. Tutti ci sentiamo stranieri in quanto uomini, in quanto essere coscienti sentiamo di non appartenere completamente a questo mondo. Da qui l’invocazione alle muse: che possano darci le illusioni necessarie, l’arte che serve alla vita.[1]
  • Ho sempre parteggiato per i capri espiatori. [...] Credo il Movimento Me Too stia diventando una violenta caccia alle streghe. Spacey, come altri, ha diritto alla presunzione di innocenza e non posso in alcun modo sostenere l'allontanamento e l'annichilimento preventivo di un uomo, una donna o di un'opera.
I have always taken the side of the scapegoat. [...] I believe that #MeToo is becoming a violent witch hunt. Spacey, like others, has the right to the presumption of innocence and I cannot in any way support the preventative exclusion and annihilation of a man, woman or work.[2]
  • Di fronte a lui non ho potuto far altro che cantare tutta la fragilità, la solitudine, il peso d'una vita drammatica. Rappresentato dall'artista nell'atto di volgere il capo nel mentre qualcosa di speciale sta accadendo, il pugile è seduto, fortemente segnato da ferite profonde e da un copioso sanguinamento su tutto il lato destro del corpo. Non sappiamo con certezza che cosa significhi quel volgersi del capo: è forse l'ascolto del verdetto del giudice? O una nuova chiamata al combattimento? È uno sguardo alla folla incitante? O forse una muta interrogazione a Zeus alla ricerca di una qualche risposta? Le numerose controversie scaturite nel tentativo di spiegare quel gesto ha fondato tutto il mistero e la poesia, tutta la seduzione dell'opera.[3]
  • Con questi miei brevi versi non ho voluto aggiungere uno studio agli studi, né commentare il capolavoro sia pure attraverso la poesia. Destinandoli alla "pittura vivente dell'attore" ho cercato di raggiungere non "l'effetto della narrazione delle grida" ma, almeno così spero, "le grida stesse".[4]
  • Prima degli Eroi ci fu un tempo nebuloso, confuso, vissuto da sole divinità. Apollo, una delle più venerate, nacque lontano dall'Olimpo, in mezzo ai mortali. Egli era il dio pacificatore, coronato d'alloro. Dio della poesia era al contempo una divinità bellicosa, con il "coltello in mano", "edificatore di altari di cenere e sangue", arciere della morte, amante della crudeltà. Questo testo è una delle mie tante invocazioni al dio.[5]
  • Rovine raccoglie una serie di scritti in forma di versi, frammenti e brevi saggi che ho destinato alla scultura vivente dell'attore, al kolossos capace di fornire nuova voce a ciò che è oramai irrimediabilmente scomparso. Questo tentativo muove dal tragico senso di morte, di vacuità, che appartiene persino ai capolavori che vorremmo eterni.[6]

Note

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