Gaia Servadio

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Gaia Servadio nel 1988

Gaia Servadio (1938 – 2021), giornalista, saggista e artista italiana.

Citazioni di Gaia Servadio[modifica]

  • Bisogna sfidare a duello il mondo politically correct, la burocrazia puritana: è piccola borghesia che finge di essere illuminata.[1]
  • Dopo la prima cotta per l'Inghilterra, dietro la vernice del far-play scoprivi l'ipocrisia, muffe di corruzione, bitumate di silenzio.[1]
  • Questa cosa degli innamoramenti. Che seccatura. Perché essere innamorati rende insicuri, vorresti essere più bella, più giovane, una fatica...[1]

Da Tolkien, fantastica miniera d'oro

Sul Silmarillion, La Stampa, 22 ottobre 1977

  • Il caso Tolkien sta a sé: in un certo senso solo Walt Disney riuscì a creare un mondo, un lessico del tutto particolare, schiere di «fedeli» che possono comunicare l'uno con l'altro a mezzo di nomi e parole sconosciuti agli estranei, a chi è fuori dalla lingua tolkiniana.
  • Nella sola Inghilterra The Lord of the Rings ha venduto oltre 5 milioni di copie, è stato ristampato più volte ed è stato tradotto e venduto in quasi tutti i Paesi del mondo, compresa l'Unione Sovietica.
  • Il lettore tipico tolkiniano che forse era entrato ostico nello speciale mondo mitologico se ne è addirittura drogato. Sappiamo che c'è chi legge brani di Tolkien ad alta voce in famiglia, ogni sera dopo cena; c'è chi sa interi capitoli di The Lord of the Rings a memoria. È un pubblico prevalentemente giovane, particolarmente borghese, alla ricerca di misticismo: un tipo di lettore già abituato al linguaggio della Bibbia, libro popolarissimo in Inghilterra, alla cui fraseologia arcaica ed arcana (l'uso di «thou», «hearkened», «comprehendeth» e così via) lo scrittore lo ispira.
  • The Silmarillion fa la cronaca di come venne dato un ordine al mondo del Valar sotto il comando di Dio (in incognito, ma riconoscibile anche con il nome di Eru Iluvatar); dei due alberi e della loro distruzione voluta dal gigantesco ragno Ungoliant; dei gioielli che preservano la luce degli alberi; del giuramento orribile di Feanor e dei suoi figli e delle guerre senza fine; degli eroismi di uomini contro uomini, Elves contro Elves, uomini contro Elves; tutte le forme crudeli di Morgoth, il primo padronenero che visse nella media terra, e come gli altri Elves lo combatterono per riconquistare i Silmaril. Siamo poi alla caduta degli dei, la Akallabeth, nella seconda era.
  • The Silmarillion non era un libro, era l'humus al quale Tolkien attingeva da anni, sul quale costruiva la complicata mitologia usata negli altri suoi volumi. Ed ecco perché The Silmarillion, al quale Tolkien lavorava da più di cinquant'anni, non era finito e non poteva essere finito. Il linguaggio usato inoltre è particolarmente monotono, e il continuo, esasperante uso di nomi inventati difficili da memorizzare e da seguire; è aggravato dal fatto che il lettore non trova protagonisti ai quali «allacciarsi».
  • Questa cronaca di ere antiche e distanti, tra laghi purissimi e montagne spaventose, non dà senso di spazio e di conquista. I lunghi brani di descrizione, in elaborato lessico biblico-wagneriano, sono scritti nello stesso stile del parlato, per cui queste valchirie e questi giganti del bene e del male parlano come il testo e sono tutti identici.

Note[modifica]

  1. a b c Citato in Livia Manera, Addio a Gaia Servadio, scrittrice dai molti talenti che stregò l'Inghilterra Aveva 83 anni: una vita avventurosa, ricca di libri e di incontri, Corriere della Sera, 21 agosto 2021.

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