Giorgio Petrosyan
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Gevorg "Giorgio" Petrosyan (1985 – vivente), thaiboxer e kickboxer armeno naturalizzato italiano.
Citazioni di Giorgio Petrosyan
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
Intervista di Massimiliano Castellani, avvenire.it, 9 ottobre 2012.
- [Sulla fuga dall'Armenia, a 13 anni assieme al padre Andranik e al fratello Stepan, per arrivare in Italia] Siamo passati dalla Russia e dopo 10 giorni di viaggio ci siamo ritrovati a Gorizia. [...] Appena arrivati abbiamo dormito alla stazione di Milano o per strada e la notte era freddissimo... Poi per fortuna la Caritas ci ha accolti per 5 mesi nella sua struttura e dopo sono arrivati Mario e Dolores che ci hanno offerto un alloggio e un lavoro da custodi nella loro fabbrica.
- Da bambino, alla tv non perdevo un film di Bruce Lee. Così un giorno mi sono presentato in palestra, dal maestro, armeno anche lui, Alfio Romanut. Mi disse che ero troppo piccolo d'età, che era meglio che tornassi a casa. Poi però dopo un po' di tempo mi è venuto a cercare per dirmi che se volevo potevo cominciare ad allenarmi con lui.
- Non ho la vostra cittadinanza perchè non sono mica un calciatore... [sorride ironico, ndr]. Ma sono fiero di rappresentare l'Italia.
- Sono traguardi che ho raggiunto facendo tanti sacrifici. Agli inizi per tenermi in forma facevo un'ora di corsa al mattino presto prima di entrare in cantiere e lavorare come muratore. Alla sera, quando staccavo, correvo ancora in palestra ad allenarmi. Niente vizi, alimentazione sana e nessuna discoteca al sabato sera.
Tommaso Clerici, ultimouomo.com, 20 aprile 2022.
- [Sull'allenamento da sostenere prima di un match] [...] mi alleno due volte al giorno per tre, quattro ore totali, dal lunedì al sabato, [...] al mattino lavoro con il mio preparatore atletico, faccio pesi e circuiti per la forza e il condizionamento. Il pomeriggio metto i guantoni e mi dedico alla kickboxing, soprattutto alla tecnica. Poi c'è lo sparring, anche duro, che però bisogna dosare altrimenti aumentano le probabilità di infortuni. Per scendere a 70 chili [...] faccio due mesi di dieta. Mangio riso, pollo e insalata a pranzo e a cena, e quando il match si avvicina elimino anche i carboidrati. La preparazione per un incontro è pesante, una volta salito sul ring la sera del combattimento so che la parte più difficile è andata.
- [Sugli infortuni] Il dolore? C'è stato, ma non mi spaventa. Ormai ci convivo, è mio amico, sono abituato a sopportarlo. Se una mattina dovessi svegliarmi senza neanche un leggero fastidio muscolare mi preoccuperei, perché significherebbe che non mi sto allenando al massimo. Il giorno successivo a un incontro spesso ci si sveglia doloranti e acciaccati, ma le persone non sanno che durante la preparazione è la stessa cosa se non peggio, a volte. È così, si va sempre avanti e tutto passa.
- Ho imparato che vincendo per anni si creano degli automatismi per cui si rischia di sottovalutare alcuni dettagli e particolari che invece sono importanti. [...] anche perché prima o poi le disattenzioni, anche piccole, si pagano care.
- [Sulla kickboxing] In questo sport la testa, la mentalità fa tantissimo. Ben più del cinquanta percento. Io nel 2019 ho vinto il torneo di One con in palio un milione di dollari, ma la mia vita non è cambiata di una virgola, anche perché mi sono sempre battuto per passione, non per soldi. Io e mio fratello siamo così, siamo sempre stati inquadrati. Non ci interessa bere, non ci siamo mai drogati, né siamo mai andati a fare casino in giro, le discoteche non ci piacciono. Sono nato per la vita da atleta, per il sacrificio e la dedizione. Tenendo a mente un solo obiettivo: vincere, ottenere il risultato prefissato. Restando sempre umile.
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