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Giovanni Boglietti

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Giovanni Boglietti (1836 – 1901) – saggista italiano.

Don Carlos e la sua prigionia

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  • Contrariamente a ciò che scrive qualcuno, che cioè Don Carlos fosse stato sin dall'infanzia «systématiquement entouré d'imbéciles et de coquins intéressés à le corrompre»[1], sta invece in fatto che il re Filippo [II di Spagna] aveva sempre avuto le maggiori cure per l'educazione del figliuolo. Gli aveva messi attorno i più distinti e fidati maestri, e, fra gli altri, Onorato Juan, celebre non meno per la sua vasta coltura che per l'integrità del carattere e dei costumi. Ma Don Carlos non aveva profittato negli studi. Non già che mancasse di un certo ingegno, ma era avverso ad ogni sforzo di mente e indocile e turbolento oltre ogni dire. Meno male se questi difetti fossero derivati, da esuberanza di forze giovanili; ma tutt'altro era il caso. (p. 57)
  • Don Carlos era venuto su con un corpo rachitico tormentato da febbri frequenti, con una spalla più alta dell'altra, la gamba sinistra più lunga della destra, incurvato sul petto e una piccola gobba alla schiena, all'altezza dello stomaco. Egli era stato sempre debolissimo, tanto debole che non fu quasi mai possibile di fargli tentare l'equitazione o altro esercizio simile della persona per provare di rinforzarlo. Era tanto debole che talvolta non poteva reggersi in piedi dieci minuti di seguito; e al battesimo di una delle infanti sue sorelle, della quale era padrino, non era riuscito a portare sulle braccia la neonata, e un altro dovette fare le sue veci. (p. 57)
  • Don Carlos aveva qualche buon pregio naturale; era liberalissimo, franco e aperto fino all'eccesso, e non incapace di amicizia e di affezione; ma queste sue qualità non armonizzavano bene coll'insieme del suo essere. I tratti dominanti del suo carattere erano l'ambizione e la violenza e una insaziabilità di desiderii che lo faceva ogni momento andare in collera contro chi gliene muoveva censura. Non voleva ostacoli alla sua volontà. Mostrava anche talvolta istinti crudeli. Si racconta che lattante mordesse il seno delle sue nutrici, e bisognò cambiargliene tre; un giorno mozzò coi denti la testa di una serpe che gli aveva morsicato un dito, e si divertiva spesso a veder arrostire animali vivi. (pp. 57-58)

Note

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  1. Sistematicamente circondato da sciocchi e mascalzoni interessati a corromperlo.

Bibliografia

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