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Giuliana Altamura

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Giuliana Altamura nel 2016

Giuliana Altamura (1984 – vivente), scrittrice italiana.

Alfredo Petitto, iocistolibreria.it, 7 maggio 2022.

  • [Il tuo libro, L'occhio del pettirosso, è abbastanza originale nel panorama letterario italiano: da cosa è nata l'idea del romanzo, che tu stessa definisci "un Faust moderno"?] L'idea del romanzo è nata proprio dalla mia volontà di scrivere un Faust contemporaneo. Sono partita dal grande archetipo letterario dell'uomo che desidera una conoscenza assoluta, prometeica, e ho pensato che oggi Faust sarebbe stato un fisico quantistico. La quantistica è una materia affascinantissima, dalle profonde implicazioni filosofiche, che ha cambiato il modo in cui guardiamo e pensiamo la realtà, spalancando le porte a un terreno di conoscenza ancora tutto da esplorare. Una disciplina perfetta, quindi, per incarnare l'ambizione faustiana del mio Errico e interrogarmi sui limiti della conoscenza umana.
  • [Tu hai una formazione letteraria, ma nel romanzo sono trattati temi scientifici ed economici: come sei riuscita a documentarti e quali sono state le maggiori difficoltà incontrate?] Prima di cominciare a scrivere questo libro ho studiato fisica quantistica per un paio d'anni. Sono partita da testi divulgativi, pensati proprio per chi – come me – ha una formazione umanistica e poca dimestichezza con formule e numeri, ma che non rinuncia a indagare la complessità della materia, soprattutto nelle sue implicazioni filosofiche. La difficoltà principale non è stata tanto legata allo studio, che mi ha davvero appassionata, quanto al riuscire a trattare una disciplina così controintuitiva e notoriamente difficile all'interno di una struttura romanzesca, con una storia che fosse – prima ancora che quella di un fisico teorico – la storia di un uomo e della sua trasformazione. Anche per quanto riguarda l'ambito dei bitcoin ho dovuto studiare e informarmi, facendo ricerca persino tra "minatori" in carne e ossa…
  • [Come mai hai scelto, per un romanzo che pure parte da una ricerca scientifica, un'ambientazione che rimanda al romanzo gotico? Sei partita da un paesaggio di riferimento reale?] Il bosco è un vero e proprio personaggio del romanzo. Quello che descrivo è ispirato al paesaggio dolomitico che ho frequentato sin da bambina, con le dovute differenze. Più che rifarmi volutamente al filone gotico, m'interessava riattivare un altro grande archetipo che appartiene piuttosto al genere della fiaba: quello del bosco come immagine dell'inconscio. Errico entra nel bosco, fa degli incontri importanti e misteriosi che lo mandano in crisi, lo spingono a mettere in discussione sé stesso, a uscire da quello stesso bosco diverso da come vi è entrato, proprio come succede nelle fiabe. Non a caso ho scelto di evocare un'atmosfera onirica, quasi a lasciare intendere che tutto ciò che accade potrebbe essere avvenuto in realtà solo dentro di lui, e non cambierebbe niente.

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