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Giulio Ferrari (pittore)

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Giulio Ferrari (1858-1934), pittore, insegnante e storico dell'arte italiano.

Lo stucco nell'arte italiana

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  • L'arte cristiana primitiva fiorì talvolta di stucchi se non coll'esuberanza del precedente periodo nelle chiese. Certo l'arte dello stucco diede nel medio-evo bagliori non indegni, e basterebbero i saggi degli stucchi del tempietto di S. M. in Valle a Cividale.
    Ma era riserbato al grande genio italiano del Rinascimento di far rivivere con maggior bellezza d'arte e con più squisita tecnica le eleganze degli stucchi greco-romani. (p. 6)
  • [...] il grande scomparto del soffitto della cappella Sistina è l'animatore di nuova vigoria nella decorazione italiana e mondiale: quei mirabili adolescenti, quelle magnifiche sibille, quei cogitabondi profeti, tutti spiranti una energia che mai prima d'allora l'arte italiana aveva saputo esprimere, quelle splendide figure assise, o moventisi e frementi sopra un largo partito architettonico che incornicia quadri popolati di figure altrettanto divine come quelle accennate; tutta questa trapotente pagina di immortali pitture scosse violentemente il campo dell'arte ed ebbe influsso su ogni manifestazione estetica. (p. 10)
  • Nel Serpotta, come in Giovanni da Udine, abbiamo il vero specialista [dello stucco]; alla vivacità estetica è unita una mirabile sapienza tecnica. La illustrazione grafica delle opere sue che offriamo al nostro lettore dà relativamente buona idea così dei grandi pregi come dei difetti. – Il senso dell'esuberanza nocque certamente al nostro artista e una maggiore armonia di scomparti avrebbe reso più grande il già meraviglioso assieme sia che decori quelle ampie sale-chiese che sono le residenze di certe confraternite siciliane, sia che orni una cappella di chiesa. Così pure il cartoccio, la stilizzazione nell'ornato floreale sono spesso pesanti e alle volte goffi; di più, non sempre piacenti possono essere le scene illustranti vite di santi che il Serpotta tratta in riquadri di profonde cavità, ove molte figure del primo piano sono di tutto rilievo ed evidentemente sono quasi una ripetizione dei presepi famosi e tanto in voga in quelle provincie. (p. 13)
  • Abbiamo chiamato il Serpotta il glorioso solitario, egli infatti improntò il lavoro suo di una fisonomia tutta speciale; putti e fogliame, dettagli di altorilievi, pregi e difetti lo improntano di un carattere personalissimo.
    I suoi putti sono con maggiori carezze modellati di quelli delle scuole berniniane, vi è spesso meno nervosità di muscoli, ma non vi sono incertezze mai a librarli vibranti e carezzevoli nei fremiti dei larghi voli, nelle graziose movenze, sopra i cornicioni, i timpani, come negli sfondi dei grandi o piccoli quadri a molteplici figure. (pp. 13-14)

Bibliografia

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