Giuseppe Poeta

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Giuseppe Poeta (2010)

Giuseppe Poeta (1985 – vivente), allenatore di pallacanestro ed ex cestista italiano.

Citazioni di Giuseppe Poeta[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

Come nessun altro

Da The Owl Post; citato in eurosport.it, 4 marzo 2022.

  • Quando i miei compagni di scuola andavano in gita a Firenze, io ero felice di saltarla per avere qualche ora libera in più e correre al campetto, oppure per giocare una partita giovanile in qualche sperduto campo dell'entroterra campano. Meglio una palestra con gli spifferi che una visita agli Uffizi. Meglio una trasferta nel pulmino sgangherato che il David di Michelangelo. Meglio il basket di qualsiasi altra cosa.
  • È difficile spiegare il fascino delle serie minori, quelle in cui la squadra di casa non si preoccupa di fare arrivare l'acqua calda nello spogliatoio ospite, quelle in cui il viaggio per arrivare al palazzetto non si fa certo in prima classe, e poi si cena con il panino portato da casa. Quelle che devi essere un mago di internet per scovare il sito che riporta i risultati. Quelle popolate di nomi leggendari e spaventosi, giocatori storici che riempiono i palazzetti locali, ma che appena passi il confine regionale sono dei perfetti sconosciuti. Eppure, per certi versi, su quei parquet (quando sei fortunato abbastanza da trovare un campo che ne abbia uno) si celebra il vero significato del basket, il suo romanticismo infantile.
  • La mia è stata di certo una carriera inaspettata, non soltanto per gli addetti ai lavori. [...] Nessun settore giovanile importante, ma la squadretta del paese. Nessun santo in paradiso e nessuna aspettativa di grandezza. Ma mi ritengo comunque più fortunato di qualsiasi predestinato. Esordio in C1 quando avevo 14 anni. Playmaker titolare in B2 quando ne avevo 17. Mi davano 800 euro al mese, lottavo con le unghie e con i denti per fare in modo di non tornare indietro di una categoria l'anno seguente, ed ero la persona più felice al Mondo. Quello per me significava avercela fatta. Girare per il sud Italia, scendere in campo contro i giocatori che avevo ammirato crescendo, far vedere che chi dubitava di me si sbagliava: il sogno era questo. Nulla di più. E dico "nulla di più" non perché ci fosse qualcosa dentro, magari di inconscio, che mi diceva che non ero abbastanza e che era meglio volare basso, ma perché così la realtà era già più bella di quanto fossi in grado di immaginare. La vita perfetta l'avrei descritta così.
  • Le mie origini umili sono state la mia fortuna, perché ogni volta che qualcuno ha provato ad socchiudere una porta per me, io ci ho infilato subito il piede, come fanno i venditori ambulanti, convinto che se mi avessero dato modo di parlare, sarebbero finiti sempre col comprare qualcosina. Riuscire a "stare in campo" è ben diverso dal dare all'allenatore un motivo vero per metterti in campo, una ragione per scegliere te e non un altro giocatore qualsiasi. E quel motivo, io, me lo sono sempre costruito. Oppure inventato.

Come si prepara un Mondiale di basket

Citato in Ennio Terrasi Borghesan, ultimouomo.com, 1º settembre 2023.

  • I giocatori più bravi riescono a processare 3-4 concetti. Se li fai pensare troppo c'è un dispendio di energie mentali.
  • In 20 anni di carriera non ho mai incontrato qualcuno che abbia mai dubitato della buona fede degli arbitri, mai. Mi sono sempre messo nei loro panni: fanno il lavoro più difficile del mondo e un loro errore viene demonizzato o ingigantito molto più che per qualsiasi giocatore.
  • Ho giocato in nazionale per 10 anni ed è la sensazione più bella. Tutti tifano per te, non ci sono divisioni. Non ho mai pensato, nemmeno per un secondo, di non venire. La Nazionale [...] è un valore inestimabile. Ti lascia nella storia, è unica ed è un sogno che devi vivere con entusiasmo.

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