Giuseppe Porcaro

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Giuseppe Porcaro, storico italiano.

Piedigrotta[modifica]

  • Fuori la porta della Chiesa di Piedigrotta si troveranno il Cerimoniere di Corte, il Capitano degli Alabardieri ed il Prefetto di Polizia. Alla porta di essa si troverà Monsignor Cappella nò Maggiore che porgerà l'acqua benedetta alle LL. MM. ed Augusta Famiglia. La Chiesa sarà magnificamente tappezzata. Siccome le carrozze del corteggio giungono vicino al largo della Chiesa, si fermeranno per far smontare le persone di Corte. La carrozza delle LL. MM. e quelle delle Altezze i Principi e le Principesse accosteranno alla porta della Chiesa. Quelle delle Dame di Corte accosteranno alla porta laterale della medesima. Entrate le LL. MM. in Chiesa, andranno ad inginocchiarsi avanti all'Altar maggiore sui cuscini a bella posta preparati, e dopo cantate le Litanie si darà la benedizione col Santissimo. Terminata la sacra funzione, le LL. MM. si ritireranno in Palazzo con lo stesso corteggio. Indi le Reali Truppe defileranno per i loro Quartieri. (p. 117)
  • Più che mai celebrata sotto Ferdinando II, la Festa eccitò poeti in lingua e in vernacolo. E nel 1843, in una di quelle Offerte, o strenne, che usava di pubblicare ogni anno, don Giulio Genoino aperse il fuoco metrico piedigrottesco con le famose quartine A Carmenielio, marito cocciuto, la mogliera pe' gghì a Piedigrotta fa sta sparata. (pp. 120-121)
  • Verso il 1845... si videro scorazzare i feroci con aria provocatrice, armati di un bastone o di un niervo temibilissimo, e d'una coltella che portavano al fianco sinistro. Questi brutti ceffi si studiavano con ogni mezzo di apparire spaventosi e si mettevano ad ascoltare i discorsi delle persone sospette, interrompevano la canzonetta nella quale credessero dì riscontrare gli estremi del reato di offesa al Re e alle istituzioni, si ficcavano nelle chiese, nei caffè, in teatro, nelle scuole, nelle farmacie, spadroneggiano e distribuendo legnate e ceffoni. (pp. 120-121)
  • Una parata del 1848 è descritta piacevolmente da Lorenzo Rocco, che fu amico del Di Giacomo. Il Rocco racconta che in quell'anno il padre era caporale della Guardia d'interna sicurezza (detta poi Nazionale), i cui componenti portavano calzoni bianchi con fascia cremisi, giamberga verde con pettiglia pure cremisi, shako e trombone, pennacchio rosso e giallo, grande giberna, lungo fucile. Racconta il Rocco che la madre, la sera precedente alla grande parata, cioè il 7 settembre 1848, inchiodava su una tavola del letto le due larghe strisce di cuoio bianco che, a doppia bandoliera, erano destinate a reggere la sciabola e la giberna del padre. E ridava ad esse il colore con una pezzolina intrisa di bianchetto, per poi, dopo che erano bene asciugate, farle ridiventar lucide stropicciandovi un ciottolo. (pp. 120-121)

Bibliografia[modifica]

  • Giuseppe Porcaro, Piedigrotta, Fiorentino, Napoli, 1958.