Giuseppe Raimondi (scrittore)

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Giuseppe Raimondi

Giuseppe Raimondi (1898 – 1985), scrittore italiano.

Destino dei fiori[modifica]

  • Tornan col maggio le verdi fronde a curvarsi, nell'aria ferma, sulle rosse tegole della casa di campagna. Anche voi, morti, vi risvegliate a nuova vita. Dunque non era irreparabile il perire se, ad ogni primavera rifiorendo, tornate fra di noi. Vi attendemmo, colla pazienza delle stagioni. Quelli almeno di voi altri che sfuggirono l'inumano peso della tomba, calati nella terra, colla forza della luce e colle fresche piogge risorgono nelle vivaci rotondità dei rosai e nei cespi odorosi dei giaggioli, arcano fiore nato dalla notte che lo colora di viola. Per questo io dico che non siete del tutto morti, o comunque vivete la vostra vita di calme piante. (p. 22)
  • Dove finiscono i fiori del cimitero? Io credo che vengano, attraverso l'acqua, riassorbiti dalla terra che li aveva creati, e tornino semente tra il fango. Apparsi d'improvviso, con eguale freschezza ed abbondanza, in ogni lato della silenziosa città dei morti, fioriti per così dire in un sol punto, il più spesso durano appena per un volger di luna, e un mattino, in una delle nostre passeggiate pietose, ci accorgiamo che i fiori si sono inconsolabilmente spenti. La notte, come lo aveva dato, ha tolto loro il bel colorito. L'esistenza inestinguibile dei morti è legata per sempre a quella dei fiori che la continua, e forse per codesta immagine Leopardi ha scritto che «in qualunque genere di creature mortali, la massima parte del vivere è un appassire». (pp. 22-23)
  • [...] ho l'idea che al fresco riparo della tomba anche i più caldi e vivaci fiori si conservino e durino senza fine, come in una serra. Se la carne dei morti perisce, come è da credere, essa rinasce in sostanza vegetale. Le freddolose camelie, i crisantemi dell'autunno e i gelsomini estivi, ognuno rispunta alla propria stagione e rallegra la soglia della tomba. Dentro a quella scarsa e umida luce brillano le foglie di un verde più chiaro. E poi che nel prato della vita incomincia il fiore della gioventù ad appassire, e manda un profumo come quello della terra fatto più vago al tramonto, noi temiamo il vento impetuoso che reca ogni anno d'ottobre. (pp. 23-24)

Bibliografia[modifica]

  • Giuseppe Raimondi, Destino dei fiori, in Solaria, anno I, n. 1, gennaio 1926, pp. 22-24.

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